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Giovane calciatore muore per arresto cardiaco. Mancava il medico e il defibrillatore non utilizzato tempestivamente

Il padre presenterà querela per chiarire la situazione e identificare eventuali responsabilità

Un arresto cardiaco stronca la vita di Mattia Giani, 26 anni, durante una partita di calcio in Toscana.

La tragedia, avvenuta domenica scorsa a Campi Bisenzio (Firenze), ha acceso i riflettori sulle carenze in materia di sicurezza negli impianti sportivi.

Obbligo di defibrillatore e soccorsi tempestivi: serve una maggiore attenzione

La morte di Mattia Giani evidenzia la necessità di un’applicazione più rigorosa delle normative che regolano la presenza di defibrillatori e la disponibilità di personale sanitario qualificato negli impianti sportivi. La legge 116/2021, con il successivo decreto attuativo del 24 luglio 2023, ha reso obbligatoria la presenza di defibrillatori semiautomatici e la formazione del personale al loro utilizzo in contesti come stadi, palestre e luoghi pubblici con più di 15 dipendenti.

Nel caso di Mattia Giani, il defibrillatore era presente allo stadio, ma sembra non sia stato utilizzato tempestivamente.
Inoltre, sussiste il dubbio sulla presenza del medico in loco, figura obbligatoria, fondamentale per la gestione tempestiva di un arresto cardiaco.

La responsabilità dei dirigenti sportivi

In qualità di garanti della sicurezza all’interno degli impianti sportivi, i dirigenti delle società sportive hanno la responsabilità di:

  1. Assicurarsi della presenza di defibrillatori semiautomatici e del loro corretto funzionamento;
  2. Fare in modo che il personale addetto ai soccorsi sia adeguatamente formato all’utilizzo del defibrillatore e alle manovre di primo soccorso e segua i retraining periodici;
  3. Garantire la presenza di un medico in loco durante le partite, come previsto dalla normativa vigente;
  4. Assicurarsi che lo staff medico e lo staff interno formato con i corsi BLSD intervenga tempestivamente in caso di necessità.

Oltre al rigoroso rispetto delle normative, è fondamentale promuovere la formazione e l’informazione sull’utilizzo del defibrillatore e sulle manovre di primo soccorso.
Solo attraverso una maggiore consapevolezza e un’ampia diffusione di queste conoscenze sarà possibile prevenire tragedie come quella che ha colpito Mattia Giani.

Il padre presenterà querela per chiarire la situazione e identificare eventuali responsabilità

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Sandro Giani, genitore del calciatore Mattia, ha espresso il profondo dolore per la perdita del figlio e il desiderio di ottenere giustizia: “La nostra famiglia è devastata, ma è nostro diritto scoprire la verità dietro la prematura scomparsa di Mattia. Annunciamo l’intenzione di intraprendere azioni legali per fare piena luce sulle circostanze della tragedia”.
Sandro Giani pone l’accento sull’assenza di figure mediche professionali durante gli eventi critici e sulle tempistiche di intervento dell’ambulanza: “Le regole ci dicono che avrebbero dovuto esserci un medico e un’ambulanza equipaggiata prontamente sul posto. C’è stata una discrepanza tra quanto previsto e la realtà dei fatti”.

Il padre racconta come sia stato un membro dello staff tecnico a tentare i primi soccorsi, seguito dall’intervento di una spettatrice con competenze infermieristiche. La questione principale sollevata dal signor Giani riguarda l’uso del defibrillatore, che sembra non sia stato impiegato tempestivamente. “Non dovrebbe accadere che una vita finisca in questa maniera”, conclude amareggiato.

L’indagine sarà ora affidata all’organo giudiziario competente, che dovrà verificare eventuali responsabilità. Nonostante le affermazioni della struttura sanitaria locale circa l’arrivo dell’ambulanza entro un tempo considerato adeguato, persistono dubbi sulla gestione dell’emergenza e sulla conformità alle normative sportive che prescrivono la disponibilità immediata di personale medico qualificato e di attrezzature salvavita a bordo campo. Il caso ha suscitato un dibattito sull’importanza della sicurezza negli eventi sportivi e sulla necessità di garantire che tutte le misure preventive siano rigorosamente applicate.

Ancora confusione tra infarto e arresto cardiaco

Passa in secondo piano in eventi del genere, l’utilizzo improprio da parte di fonti ufficiali che raccontano fatti di cronaca.

Tuttavia,  riteniamo importante sottolineare la necessità di effettuare una cronaca corretta.
Vi è una differenza tra infarto e arresto cardiaco.
Molti media hanno ripreso la notizia come “calciatore colpito da infarto”.
Quando una persona perde i sensi e si constata che si trova in arresto cardio-circolatorio, si parla di arresto cardiaco (oppure di arresto cardiaco improvviso).

Sono varie le cause che possono portare a un arresto cardiaco, l’infarto è una di queste (e raramente il defibrillatore può essere utile nel caso di infarto), ma potrebbero essere molte altre.

E’ quindi errato associare all’infarto questi episodi, che potranno essere identificati in seguito agli esami da parte del personale medico.

Numerose le morti in campo di atleti professionisti e dilettanti

I fatti di cronaca nazionali e internazionali riportano frequentemente notizie di morti sul campo per arresto cardiaco.
Alcuni dei più noti in Italia, avvenuti sotto gli occhi del pubblico e de media sono ad esempio:

  • Piermario Morosini (2012)
  • Vigor Bovolenta (2012)
  • Davide Astori (2018)

Tuttavia sono molti gli atleti scomparsi per ACI. Ad oggi, dopo anni di campagne di sensibilizzazione, obblighi di legge, corsi di formazione e aggiornamenti periodici, non è più possibile che si verifichino scenari nei quali un defibrillatore non sia presente, perfettamente funzionante e non intervengano tempesticamente le persone formate e predisposte.

 

La morte di Mattia Giani deve essere un monito per tutti. Dobbiamo fare di più per garantire la sicurezza negli impianti sportivi e per dare a tutti la possibilità di ricevere un soccorso tempestivo in caso di arresto cardiaco. Ogni minuto è prezioso e può fare la differenza tra la vita e la morte.

 

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