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Attività elettrica senza polso (PEA) e asistolia

Differenze, definizione, cause, ECG, trattamento e prognosi

Ultimo aggiornamento: 22/05/2025

L’attività elettrica senza polso (PEA) e l’asistolia sono due situazioni di emergenza tra le più critiche in ambito cardiologico. Anche se possono sembrare simili, si distinguono per alcune caratteristiche fondamentali, soprattutto quando si osservano all’elettrocardiogramma (ECG). Saper distinguere tra queste due condizioni permette di adottare tempestivamente le manovre di emergenza più appropriate.

In questa guida spiegheremo in modo chiaro cosa sono la PEA e l’asistolia, quali sono le cause più frequenti, cosa si vede all’ECG e quali trattamenti sono indicati secondo le linee guida mediche.

Cos’è l’asistolia: definizione, cause, sintomi e trattamento

L’asistolia è una delle situazioni più critiche in ambito cardiologico: si tratta di un arresto cardiaco in cui il cuore smette completamente di generare impulsi elettrici. In altre parole, non c’è alcuna attività elettrica residua capace di attivare la contrazione del muscolo cardiaco.

Asistolia: come si presenta all’ECG

A differenza di altre aritmie gravi in cui l’attività elettrica è disorganizzata (come nella fibrillazione ventricolare), nell’asistolia l’ECG mostra una linea isoelettrica, priva di qualsiasi segnale cardiaco. È proprio questa assenza totale di segnali elettrici a renderla così pericolosa: il cuore non pompa sangue, e ogni secondo diventa fondamentale per tentare un intervento.

Cause principali dell’asistolia

Le cause dell’asistolia possono essere molteplici, ma nella maggior parte dei casi sono riconducibili a condizioni cliniche gravi che, se identificate tempestivamente, possono essere trattate. Tra queste rientrano situazioni come la carenza di ossigeno (ipossia), l’abbassamento critico della temperatura corporea (ipotermia) e gravi squilibri elettrolitici, come l’iperpotassiemia. Anche il tamponamento cardiaco, ossia l’accumulo di liquido che esercita una pressione sul cuore impedendone il corretto funzionamento, può essere una causa scatenante. Altre condizioni potenzialmente responsabili includono la tensione pneumotoracica, l’intossicazione da sostanze tossiche o farmaci, e alcune forme di tromboembolia. Nei protocolli di emergenza avanzata, tutte queste situazioni vengono raccolte sotto le cosiddette “5 H” e “5 T”, un modello clinico utile per individuare rapidamente le cause reversibili dell’arresto cardiaco.

Trattamento dell’asistolia

L’asistolia non è un ritmo defibrillabile. Il trattamento prevede l’inizio immediato delle manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP) e la somministrazione precoce di adrenalina ogni 3-5 minuti.
Parallelamente, è essenziale cercare e trattare le cause reversibili che possono aver determinato l’arresto, seguendo il protocollo delle “H&T”. In questi casi, anche piccoli margini di tempo possono fare la differenza tra la vita e la morte.

Prognosi e sopravvivenza

Purtroppo, l’asistolia è associata a una prognosi sfavorevole. Le probabilità di ripristinare una circolazione spontanea sono basse, soprattutto se il soccorso non è tempestivo o se non vengono identificate le cause scatenanti.
Tuttavia, in contesti sanitari ben organizzati o in presenza di testimoni che iniziano subito la RCP, esistono casi di ripresa, seppur rari. Ecco perché è fondamentale formare il personale sanitario, ma anche i cittadini, a riconoscere tempestivamente un arresto cardiaco e intervenire senza esitazione.

Cos’è la PEA (attività elettrica senza polso)

La PEA, acronimo di Pulseless Electrical Activity, è una condizione in cui il cuore sembra elettricamente attivo, ma non produce alcuna contrazione meccanica efficace. Questo significa che, pur essendo presente un ritmo all’ECG, anche apparentemente regolare, non c’è alcun polso palpabile e quindi non c’è circolazione sanguigna.

È una situazione particolarmente insidiosa perché può trarre in inganno: il tracciato può mostrare un’attività elettrica che somiglia a un ritmo sinusale o a una tachicardia, ma in realtà il cuore è fermo dal punto di vista meccanico. È quindi essenziale verificare sempre il polso contestualmente alla lettura dell’ECG.

Cosa si vede all’ECG nella PEA

A differenza dell’asistolia, in cui il monitor mostra una linea piatta, nella PEA l’ECG può visualizzare un ritmo organizzato. Nonostante ciò, il paziente non ha polso né segni di perfusione. In pratica, il cuore “sembra battere” ma non pompa sangue. È proprio questa dissociazione tra attività elettrica e funzione meccanica a rendere la PEA così pericolosa.

Le differenze tra PEA e asistolia

Anche se entrambe le condizioni rientrano tra i ritmi non defibrillabili, è importante distinguerle, perché si manifestano e si interpretano in modo diverso.

Nell’asistolia, non c’è alcuna attività elettrica: il tracciato è piatto e il cuore è completamente inattivo. Nella PEA, invece, l’attività elettrica è presente, ma inefficace dal punto di vista circolatorio.

In sintesi, la PEA è una dissociazione elettromeccanica, mentre l’asistolia rappresenta l’assenza completa di attività elettrica.

Entrambe richiedono l’inizio immediato delle manovre di rianimazione e la somministrazione di farmaci, ma il riconoscimento corretto del ritmo cambia la gestione clinica e le aspettative prognostiche.

Cause più comuni della PEA

Anche la PEA può avere origine da condizioni reversibili, purché vengano individuate e affrontate in modo rapido. Rientrano nelle già citate “5 H” e “5 T”: ipossia, ipovolemia, acidosi, squilibri elettrolitici, tamponamento cardiaco, pneumotorace iperteso, trombosi polmonare o coronarica, e intossicazioni. La capacità di identificare rapidamente uno di questi fattori può cambiare l’esito dell’intervento.

Trattamento della PEA

Come l’asistolia, anche la PEA non è un ritmo defibrillabile. In questi casi, il defibrillatore, pur rilevando un’attività elettrica, non indicherà la necessità di uno shock, ma guiderà il soccorritore con il messaggio “shock non consigliato, procedere con RCP”. Il protocollo prevede l’avvio immediato della rianimazione cardiopolmonare, la somministrazione di adrenalina, e soprattutto la ricerca attiva delle cause reversibili. Il monitoraggio costante dell’ECG e dei segni vitali è essenziale per intercettare eventuali variazioni e adattare l’intervento.

 

In conclusione, PEA e asistolia sono due condizioni estremamente gravi, ma riconoscere le differenze, agire subito, e sapere cosa fare può davvero fare la differenza. La formazione continua, la disponibilità di strumenti e la collaborazione tra professionisti e cittadini sono le chiavi per migliorare la sopravvivenza.

 

Fonti e approfondimenti:



 

1. Cos'è l'asistolia e perché è considerata una condizione critica?

L’asistolia è un’aritmia mortale caratterizzata dall’assenza totale di attività elettrica cardiaca. All’ECG appare come una linea piatta. È critica perché indica che il cuore ha smesso completamente di funzionare, rendendo urgente un intervento rianimatorio.

 

2. In cosa si differenzia l’asistolia dalla PEA (attività elettrica senza polso)?

La principale differenza è che nella PEA c’è attività elettrica visibile all’ECG ma senza contrazione meccanica del cuore, quindi senza polso. Nell’asistolia invece non c’è alcuna attività elettrica né contrazione cardiaca.

 

3. La PEA è un ritmo defibrillabile?

No, la PEA non è un ritmo defibrillabile. Il trattamento si basa sulla rianimazione cardiopolmonare (RCP), somministrazione di adrenalina e identificazione rapida delle cause reversibili.

 

4. Quali sono le cause più comuni della PEA e dell’asistolia?

Le cause si riassumono nelle “5 H” (ipossia, ipovolemia, ipotermia, iper-/ipokaliemia, acidosi) e nelle “5 T” (tamponamento cardiaco, pneumotorace iperteso, trombosi polmonare/coronarica, tossici, trauma).

 

5. Come si presenta la PEA all’elettrocardiogramma?

All’ECG la PEA mostra un ritmo elettrico organizzato, che può sembrare normale, ma senza attività meccanica cardiaca né polso palpabile.

 

6. Qual è la prognosi per un paziente in asistolia?

La prognosi è generalmente infausta. Tuttavia, interventi tempestivi con RCP di qualità e trattamento delle cause reversibili possono aumentare le probabilità di sopravvivenza.

 

7. Come si riconosce un arresto cardiaco da PEA?

Si sospetta quando il paziente è incosciente, privo di respiro e senza polso, ma il monitor ECG mostra un’attività elettrica regolare.

 

8. Cosa fare in caso di asistolia o PEA?

Avviare immediatamente la RCP, somministrare adrenalina ogni 3-5 minuti e cercare le cause reversibili seguendo il protocollo delle “H&T”.

 

9. Perché la PEA può ingannare anche i professionisti sanitari?

Perché il tracciato ECG può sembrare normale, ma non c’è attività cardiaca efficace. Solo la verifica del polso può confermare l’arresto.

 

10. Che ruolo gioca il defibrillatore nella gestione della PEA o dell’asistolia?

Il defibrillatore automatizzato (DAE) segnalerà che non è indicato lo shock, ma guiderà il soccorritore nella RCP. Serve per monitorare e assistere il soccorritore, non per defibrillare.

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