L’arresto cardiaco rappresenta una delle principali cause di morte in Europa, responsabile di circa il 20% dei decessi totali.
La sopravvivenza in caso di arresto cardiaco rimane estremamente bassa, con stime che variano dal 2% all’8% a seconda delle circostanze e dell’efficacia dell’intervento.
Ogni anno, in Europa, si registrano tra 67 e 170 casi di arresto cardiaco extraospedaliero ogni 100.000 abitanti.
Di questi, circa la metà riceve un trattamento di Rianimazione Cardio-Polmonare (RCP) da parte di personale specializzato.
Tuttavia, solo l’8% dei pazienti che subiscono un arresto cardiaco fuori dall’ospedale sopravvive fino al ricovero.
Gli arresti cardiaci che avvengono in ospedale mostrano un’incidenza di 1,5-2,8 casi ogni 1.000 ricoveri, con una percentuale di sopravvivenza significativamente più alta, stimata tra il 15% e il 34%.
Per quanto concerne il panorama italiano, sono 60.000 che si verificano ogni anno in Italia, 1 ogni 1.000 abitanti (oppure 100 ogni 100.000 abitanti, per poter verificare l’incidenza con la media europea).
Un individuo colpito da arresto cardiaco perde conoscenza, non respira o respira in modo anomalo e non mostra segni di movimento. In tali situazioni, è fondamentale eseguire immediatamente la RCP per mantenere un minimo di circolazione sanguigna e preservare le funzioni cerebrali.
La manovra di compressione toracica, spesso rappresentata nei media, prevede la compressione del centro del torace per stimolare il cuore e mantenere il flusso sanguigno. Questa pratica può causare fratture dello sterno o delle costole, ma è essenziale per mantenere la circolazione.
In questo interessante articolo trattato sul sito “Il Post”, si illustrano le tecniche di ECPR e ECMO, argomenti spesso poco trattati.
In casi di arresto cardiaco refrattario, dove le tecniche convenzionali falliscono, si può ricorrere alla rianimazione cardiopolmonare extracorporea (ECPR).
Questa tecnica utilizza sistemi di circolazione extracorporea per sostituire temporaneamente le funzioni del cuore e dei polmoni, guadagnando tempo per risolvere le cause dell’arresto.
L’ossigenazione extracorporea a membrana (ECMO) è un sistema di supporto vitale che viene impiegato sia per il cuore che per i polmoni.
L’ECMO può essere veno-venosa (per i soli polmoni) o veno-arteriosa (per cuore e polmoni).
Nonostante l’efficacia potenziale della ECPR e dell’ECMO, la loro applicazione è limitata da costi elevati e dalla necessità di personale altamente specializzato.
La selezione dei pazienti è cruciale per il successo di questi trattamenti.
In Italia, ospedali come il Policlinico di Milano (Ospedale Maggiore) e l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo fanno parte della Extracorporeal Life Support Organization (ELSO), che promuove lo sviluppo e la condivisione delle pratiche cliniche riguardanti la ECPR.
La rete ECMONet facilita il coordinamento dei centri ECMO in Italia, riducendo i tempi di accesso e migliorando la qualità delle cure. Tuttavia, le sfide logistiche e finanziarie rimangono significative, richiedendo ulteriori studi e investimenti per ottimizzare l’uso di queste tecnologie salvavita.