Questa mattina la salma di Yuri Armellino, classe 1989, è stata accompagnata al Tempio crematorio
L’ennesima tragedia, avvenuta nella notte fra sabato 14 e domenica 15 marzo, è quella che ha colpito Yuri Armellino e la sua famiglia: stroncato da un arresto cardiaco a soli trent’anni.
Il giovane di Cengio, provincia di Savona, è deceduto all’interno della sua abitazione sita in Via Gramsci. Di recente il ragazzo aveva lavorato in un’azienda di Carcare (SV) ed era molto conosciuto sia a Cengio che nel resto della Val Bormida, come testimoniano i numerosi messaggi di cordoglio scritti sui social.
Yuri ha lascia i genitori, Paola e Mauro, i nonni Olga e Giuseppe, gli zii Eliana e Ugo e i cugini Danilo, Andrea e Fabrizio. Questa mattina la salma del ragazzo è stata accompagnata al Tempio crematorio di Magliano Alpi, nel cuneese.
“Nonostante l’intervento dei soccorsi, per il ragazzo non c’è stato nulla da fare” – è stato scritto. Una frase che, di per sé, non spiega nulla.
Dopo quanto tempo l’ambulanza ha raggiunto l’abitazione del ragazzo? Yuri è stato soccorso con manovre RCP e defibrillazione precoce prima dell’arrivo del personale specializzato? Perché le cose cambiano, anche di molto.
Perché in caso di arresto cardiaco, l’abbiamo detto molte volte, il tempo d’intervento può fare la differenza tra la vita e la morte. È stato calcolato che la probabilità di sopravvivenza diminuisce di circa il 10% per ogni minuto che passa dall’evento: è chiaro, quindi, che nel giro di 10 minuti la possibilità di farcela è pressoché nulla.
Inoltre, se il paziente in arresto cardiaco viene defibrillato nel giro di 2-3 minuti la probabilità che sopravviva arriva anche oltre l’85%.
Quindi speriamo che per Yuri non ci sia stato davvero nulla da fare, perché se la sua morte si sarebbe potuta evitare sarebbe una tragedia doppia.
Siamo vicini a tutti i suoi cari.