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Medico di 38 anni stroncato da un arresto cardiaco

Fino a un paio di giorni prima aveva lavorato nel reparto di Medicina del lavoro del Policlinico Sant’Orsola di Bologna. I suoi colleghi: “Forse ucciso dallo stress”.

Si è spento a soli 38 anni Andrea Farioli, medico epidemiologico trovato senza vita giovedì 18 aprile all’interno della sua abitazione. Un malore improvviso, molto probabilmente un arresto cardiaco, se l’è portato via.

“Aveva un cuore grande da ricercatore. È morto per il troppo lavoro” – ha dichiarato il papà.

Andrea, difatti, aveva passato gli ultimi mesi a studiare incessantemente il coronavirus, accumulando una stanchezza che molto probabilmente ha contribuito a rendere il suo fisico più vulnerabile e a causarne la morte.

Il giorno prima di morire ha avuto l’ultima conversazione con il padre: “L’ho sentito e mi ha detto che era più o meno tutto normale” – ha affermato l’uomo a Il Resto del Carlino.

Poi ha continuato: “Era molto stressato perché in questo periodo lavorava in reparto dodici ore al giorno. Era impegnato sia come epidemiologo, sia come medico del lavoro. Era molto stanco, ha detto che non mi avrebbe richiamato e che ci saremmo sentiti il giorno dopo, perché sarebbe andato a dormire subito dopo aver mangiato qualcosa”.

L’indomani mattina è stata la sorella a dare l’allarme alla Polizia dopo aver tentato di chiamarlo più volte senza ottenere risposta: il dottor Farioli è stato trovato privo di vita sul letto della sua abitazione, come se dormisse.

Nato ad Assisi, era arrivato a Reggio Emilia con la famiglia quando aveva solo 15 anni. Il padre Tiziano, originario di Toano, consulente industriale, era infatti ritornato nella sua terra. Mentre lo zio Mirco Farioli, medico legale, ora in pensione, era stato medico di base a Cerredolo.

Studente al liceo Spallanzani, Andrea Farioli aveva poi proseguito gli studi a Bologna laureandosi in Medicina, ottenendo il dottorato di ricerca.

Una carriera brillante e rapidissima lo aveva portato agli impegni e alle ricerche all’Università di Bologna, oltre a permettergli di inanellare una ricca serie di pubblicazioni e avere costanti impegni all’Università di Harvard.

Il lutto, quindi, ha colpito anche l’Università di Bologna. Farioli era ricercatore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università e titolare dell’insegnamento di Medicina del Lavoro per il corso di Laurea in Tecniche Ortopediche. Collaborava alle attività della Medicina del Lavoro, a breve sarebbe stato avviato il processo di valutazione che lo avrebbe portato a diventare Professore associato del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Alma Mater. In pochi anni aveva collezionato un impressionante numero di pubblicazioni, che lo avevano messo in risalto a livello internazionale. Ricopriva anche un ruolo come perito di parte nelle vicende dell’Ilva di Taranto.

“Negli ultimi giorni – ha ricordato il Consigliere Segretario dell’Ordine dei Medici di Bologna, Vittorio Lodi, suo collega – Andrea era stanco e l’avevamo più volte sollecitato a ridurre il tempo della sua presenza in servizio, cosa che lui aveva accettato solo parzialmente, perché riteneva essere suo dovere stare con noi ed essere di guida ai medici più giovani della nostra scuola. Non sappiamo quale sia il nostro destino e quindi non abbiamo certezze in merito. Non abbiamo certezze sulle vere cause della morte di Andrea. Credo però che la sua morte presenti, comunque, un legame stretto con la pandemia da coronavirus, non so se direttamente con il virus o con la sua partecipazione alla lotta alla pandemia. Sono, quindi, convinto che debba essere ricordato tra i medici caduti in questa battaglia”.

Andrea ora riposa nel cimitero di Coviolo a fianco della mamma Patrizia Casagni, scomparsa 13 anni fa.


Fonte articolo: https://www.lastampa.it/

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