Un 57enne, un 24enne e un bambino di 7 anni. Che cos’hanno in comune? A distanza di poche ore l’uno dall’altro sono stati colpiti da un arresto cardiaco. Ma soltanto il primo, purtroppo, si è salvato: una tragedia.
La sera di sabato 10 febbraio un uomo di 57 anni si trovava allo Stadio San Paolo per seguire il match tra Napoli e Lazio, vinto dalla squadra partenopea. Poco prima dell’inizio della partita, l’uomo è stato colpito da un arresto cardiaco. In aiuto del 57enne sono prontamente intervenuti gli addetti alla sicurezza dello stadio e le squadre di servizio sanitario di Medicina Futura.
I sanitari hanno immediatamente praticato sull’uomo le opportune manovre di Rianimazione Cardio-Polmonare (manovre RCP), ma è stato grazie all’utilizzo di un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE) che sono riusciti a rianimarlo e, di fatto, a salvargli la vita.
Poco dopo, i sanitari del 118 lo hanno trasportato al vicino ospedale San Paolo, dove tuttora è ricoverato. Le sue condizioni di salute, però, non destano particolari preoccupazioni.
Totalmente diverso, purtroppo, è stato l’esito della vicenda che ha riguardato il piccolo Diego Marisi. Il bambino, di soli 7 anni, sabato 10 febbraio si trovava al parco assieme ai suoi genitori a festeggiare il compleanno di un suo amichetto.
Era un giorno come tanti altri, fino a quando il piccolo si è improvvisamente accasciato a terra. Stava correndo insieme ad altri bambini quando è stato colpito da un arresto cardiaco all’interno dell’area giochi Happyland di Forlì.
Chiamati prontamente i soccorsi, Diego è stato trasportato d’urgenza all’ospedale Pierantoni Morgagni, ma il piccolo non ce l’ha fatta. Al suo arrivo non si è potuto fare altro che constatarne il decesso, nonostante i tentativi disperati del personale di rianimarlo. Oggi verrà celebrato il suo funerale.
Venerdì 9 febbraio, invece, l’arresto cardiaco ha colpito sul posto di lavoro un giovane papà di soli 24 anni. La tragedia è avvenuta a Brugherio, nell’azienda in cui Francesco Calzone lavorava. Il malore, come succede sempre in questi casi, lo ha colpito in un istante. Trasportato in condizioni disperate al nosocomio di San Gerardo, Francesco è deceduto nella giornata di ieri, lasciando la compagna e un bambino di soli 3 mesi.
Nessuno può sapere se Diego e Francesco avrebbero potuto essere ancora tra noi se fossero stati defibrillati in maniera tempestiva. Quello che è certo, però, è che l’unico strumento efficace in caso di arresto cardiaco è proprio un defibrillatore semiautomatico esterno: in caso di fibrillazione ventricolare, l’aritmia che più comunemente causa l’arresto cardio-circolatorio, è necessario azzerare il battito cardiaco mediante scarica elettrica per poi ripristinarne uno nella norma. E tale operazione è fattibile solo mediante l’utilizzo di questi dispositivi salvavita.
Anche il tempo di intervento è fondamentale, sia per la salvezza in sé sia per evitare danni cerebrali permanenti. Se il cuore non riesce a pompare sangue al cervello anche “solo” per alcuni minuti, è praticamente impossibile non subirne le conseguenze, la più estrema delle quali, naturalmente, è la morte.
È stato calcolato che, in caso di arresto cardiaco, per ogni minuto che passa le probabilità di sopravvivere diminuiscono del 10% circa. Ciò significa che dopo soli 5 minuti dal malore la probabilità evitare il peggio è pressoché del 50%.
In Italia il tempo medio di intervento del 118 è di 12-15 minuti: non ci vuole molto, quindi, a capire che, in questi casi, non è sufficiente aspettare i soccorsi. Avere a portata di mano un defibrillatore semiautomatico esterno è l’unica maniera efficace per poter vincere la partita contro l’arresto cardiaco.
Teniamo a precisare che la nostra intenzione non è assolutamente quella di sollevare polemiche, ma quella di far comprendere a più persone possibile l’importanza fondamentale di questi dispositivi salvavita. Soprattutto considerando che l’arresto cardiaco, purtroppo, non è così infrequente come tendiamo a credere: in Italia colpisce, in media, una persona ogni 8 minuti circa, senza fare distinzione fra maschi e femmine e fra anziani, giovani e bambini. Sono numeri decisamente allarmanti sui quali si può e dobbiamo intervenire.
Siamo vicini alle famiglie di Diego e di Francesco.