Nei giorni scorsi è stato varato dal Comune di Firenze il regolamento unico per le attività commerciali e di somministrazione che introduce requisiti innovativi come, ad esempio, i defibrillatori obbligatori, la realizzazione di baby corner e l’adozione della raccolta differenziata, imponendo anche ulteriori vincoli alla vendita di alcol su tutto il territorio fiorentino. Il nuovo pacchetto normativo è stato proposto dall’Assessore allo Sviluppo economico, Cecilia del Re.
Uno degli obiettivi del nuovo regolamento è, per l’appunto, la realizzazione di una rete commerciale cadio-protetta. Difatti, oltre ad aver riorganizzato in un testo unico tutti i requisiti richiesti, è stato disposto che tutte le attività di commercio al dettaglio in sede fissa o di somministrazione di alimenti e bevande – avviate, trasferite o ampliate dopo l’entrata in vigore del nuovo regolamento – con una superficie di vendita superiore ai 300 mq dovranno dotarsi di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) e di personale addestrato al loro utilizzo (che abbiano cioè partecipato ad un corso BLS-D (Basic Life Support and Defibrillation).
Il nuovo regolamento, approvato per il momento dalla giunta comunale, ora dovrà essere approvato dal consiglio.
Il Decreto Balduzzi, la legge che regolamenta la diffusione dei defibrillatori negli impianti sportivi, in vigore dal 1° luglio 2017, consigliava la presenza dei DAE anche nei luoghi pubblici particolarmente affollati. Il Comune di Firenze sta facendo di più. Per fortuna!
I casi di arresto cardiaco, con relativi decessi, che avvengono ogni anno all’interno di esercizi pubblici sono, purtroppo, svariate centinaia. Anche se la legge non lo impone, dotare il proprio ristorante, il proprio negozio o la propria attività commerciale di un defibrillatore DAE dimostra attenzione e sensibilità verso la salute e la sicurezza dei propri dipendenti e dei propri clienti, oltre che una spiccata capacità imprenditoriale.
Sì, perché offrire alla propria clientela un locale dotato di DAE è sicuramente un plus importante anche sotto quest’ultimo punto di vista, soprattutto ai giorni nostri in cui si va sempre di più diffondendo il concetto di cardio-protezione. Finire sui giornali perché si è salvata una vita mediante l’utilizzo di un defibrillatore è di certo un fatto di cui andare orgogliosi; al contrario, un decesso dovuto ad un arresto cardiaco non trattato in maniera tempestiva e adeguata non fa certo una buona pubblicità al locale.
In caso di arresto cardiaco, infatti, per salvare la vita di una persona occorre intervenire con un defibrillatore entro i primi 5 minuti. Ma i soccorsi, purtroppo, non sempre riescono ad arrivare in tempi utili. In Italia, il tempo medio di intervento è di 12-15 minuti: troppi in caso di arresto cardio-circolatorio! È importante, quindi, avere i mezzi necessari per poter agire rapidamente, cioè un DAE.
Molte pizzerie, ristoranti e altre attività commerciali, infatti, si sono già dotate di un defibrillatore semiautomatico esterno, nonostante non sia obbligatorio. Tali iniziative hanno avuto ottimi riscontri sia da parte della clientela che da parte delle comunità locali in genere, che possono così contare su un dispositivo salvavita in più in caso di arresto cardiaco.
Ricordiamo, per concludere, che nel nostro Paese sono circa 70.000 ogni anno le vittime dell’arresto cardiaco. In circa l’80% dei casi, inoltre, il malore colpisce in presenza di testimoni e al di fuori delle strutture sanitarie. L’arresto cardiaco colpisce in casa, per strada, nelle scuole, nelle palestre, nei cinema, nei teatri, nei bar, nei ristoranti e all’interno dei luoghi di lavoro. Con un defibrillatore a portata di mano, però, il tasso di sopravvivenza può superare il 75%: ogni anno, quindi, si potrebbero salvare migliaia di persone!
Cosa aspettiamo, quindi, a dotarci di un DAE? Aspettiamo che una legge ce lo imponga o decidiamo di agire in maniera più lungimirante?