Ci si può salvare da un arresto cardiaco? La risposta è sì e le parole chiave sono: defibrillazione precoce. L’unico modo infatti in questi casi per riavviare il cuore è una defibrillazione tempestiva, cioè l’erogazione di uno shock elettrico il più presto possibile da parte di un defibrillatore DAE.
Dopo il “crollo apparente” di una persona, è possibile salvarle la vita negli immediati sei minuti successivi, per ogni minuto di ritardo prima che venga erogato lo shock elettrico con il un defibrillatore, si riduce la possibilità di sopravvivenza del 7-10%.
E se è vero come risulta da alcune statistiche che il 70% delle morti cardiache improvvise si verifica fuori dall’ospedale, diventa chiaro ed evidente quanto percorsi di formazione preventiva ai cosiddetti ‘gesti salvavita’ e all’uso di un defibrillatore diventino fondamentali.
Un esempio da seguire in tal senso è l’operato del Progetto Torino Cuore, impegnato a formare studenti, insegnanti e personale della scuola alle manovre di rianimazione cardiopolmonare e all’uso dei DAE. Il tutto grazie alla collaborazione e disponibilità dell’ente di promozione sportiva Aics, e dell’associazione di promozione sociale Atlantide.
Come reso noto oggi dal quotidiano ‘La Stampa’ inoltre, la collaborazione della Fondazione Specchio dei Tempi “sta rendendo possibile dotare un certo numero di scuole dello strumento salva-vita. La Regione Piemonte, intanto, ha dato il via a un programma che prevede la distribuzione di 280 defibrillatori a Comuni e ambulanze”.
A volte un gesto può salvarti la vita.