La Lombardia è sicuramente un esempio di eccellenza anche per la diffusione dei defibrillatori automatici e semiautomatici esterni sul territorio regionale. Ma saranno sufficienti 12.458 DAE per più di 10 milioni di abitanti?
La regione Lombardia è tra le regioni italiane con il maggior numero di defibrillatori e di progetti PAD (dall’inglese Public Access Defribrillation) presenti sul territorio. La disponibilità di questi dispositivi salvavita negli hotel, nei condomini, nelle scuole, nelle metro, nelle farmacie, nelle stazioni, nelle piazze, nei centri sportivi e nelle aziende ha permesso di creare una rete capillare di cardioprotezione nel caso in cui si verifichi un arresto cardiaco.
I defibrillatori DAE ufficialmente segnalati ad AREU (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) Lombardia risultano essere, al momento, 12.458. A questo numero va aggiunto circa il 10/20% di defibrillatori non censiti perché non dichiarati, i cosiddetti “Wild (o Ghosts) AEDs”. La provincia più cardioprotetta è Milano, il capoluogo di regione, con circa 3.000 defibrillatori ufficiali presenti sul territorio.
Cifre abbastanza alte, che permettono di agire in tempi brevi in caso di arresto cardiaco. “Tutti i defibrillatori censiti sono registrati e georeferenziati nel sistema informatico di gestione dei soccorsi delle quattro SOREU 118 regionali; in questo modo, a fronte di chiamata per arresto cardiaco, viene segnalata la disponibilità di un dispositivo in prossimità dell’evento per guidare chi chiama al recupero e all’utilizzo del DAE” – è scritto sul sito ufficiale dell’AREU,
Da un’indagine a livello nazionale promossa da IRC (Italian Resuscitation Council), è infatti emerso che il 43% degli operatori delle centrali operative 118/112 forniscono indicazioni sulla localizzazione del defibrillatore più vicino grazie alla mappatura disponibile in ogni Centrale Operativa e nel 61% dei casi aiutano i testimoni dell’arresto cardiaco ad utilizzare il defibrillatore.
Nel 2019 la popolazione ufficiale della regione era di 10.060.574 abitanti.
In funzione del numero di defibrillatori cenisti da AREU e della stima del 20% di Deffibrillatori non censiti, il numero totale per eccesso è circa 15.000 DAE. In Lombardia, in media, è presente un defibrillatore ogni 670 abitanti circa.
Ottimi risultati, soprattutto in ottica del trend di crescita raggiunto negli ultimi anni, ma ancora non è sufficiente.
Se si considera che in caso di arresto cardiaco il tempo utile di intervento è di circa 4-5 minuti (dal 5 al 10° minuto possono insorgere complicanze dovute all’ipossia), significa che bisognerebbe avere a disposizione un defibrillatore nel raggio di 100-150 metri al massimo dal luogo dell’evento.
Ad esempio, nella città di Tokio, in Giappone, è stato installato un defibrillatore ogni 100 metri e la mortalità per arresto cardiocircolatorio si è ridotta drasticamente.
Su questa scia si è mossa anche Piacenza, da 20 anni culla della cultura della defibrillazione.
Nel 2017, Daniela Aschieri, cardiologa di Progetto Vita, alcuni suoi collaboratori e i dirigenti dell’Asl della città hanno dato vita ad un ambizioso progetto: quello di installare un defibrillatore nei palazzi di viale Dante ogni 100-150 metri, per aumentare di ben quattro volte la sopravvivenza di chi viene colpito da arresto cardiaco improvviso.
Quella di Piacenza è stata la prima sperimentazione di questo tipo in tutta Europa: un intero quartiere cardioprotetto. Un quartiere densamente popolato in cui si verificavano 10 decessi all’anno per Morte Cardiaca Improvvisa. Il progetto, ancora in corso, prevede di installare un defibrillatore ogni 5200 metri quadrati, pari a 1/66 abitanti.
In Italia si registrano morti per arresto cardiaco con una incidenza di 1 persona ogni 1.000 abitanti.
Statisticamente, in Lombardia si verificheranno circa 10.000 decessi per arresto cardiaco ogni anno.
Incrementare il numero di defibrillatori a disposizione sul territorio lombardo significherebbe poter raggiungere un tasso di sopravvivenza vicino all’80% , che consentirebbe di salvare circa 8.000 persone ogni anno. Numeri che fanno (e devono fare) riflettere.