L’arresto cardiaco improvviso interessa, in tutto il mondo, 7 milioni di persone ogni anno: capita a chiunque, in qualsiasi luogo ed in qualsiasi ora e, nella stragrande maggioranza dei casi, avviene lontano dai presidi sanitari. Soltanto il 5-10% dei soggetti che subiscono un arresto cardiaco improvviso riprende spontaneamente le proprie funzioni vitali in modo soddisfacente, ma la sopravvivenza sale all’85% con l’uso di un defibrillatore semi-automatico (DAE) e delle manovre di rianimazione cardio-polmonare (RCP).
L’arresto cardiaco improvviso rappresenta la prima causa di morte sui campi da golf che, negli Stati Uniti, costituiscono la quinta sede pubblica di più frequente incidenza per questa patologia. Allo stato attuale delle cose, più del 95% degli arresti cardiaci sui campi da golf è mortale, tanto che oltre 3000 persone all’anno muoiono in questo modo, solitamente alla terza e alla diciottesima buca. Tali statistiche sono facilmente spiegabili alla luce dei seguenti fatti: (1) per età media e sesso, chi pratica golf appartiene alla fascia di maggior rischio cardiovascolare; (2) gli attacchi cardiaci si verificano con maggiore probabilità nella fascia oraria mattutina, la stessa nella quale gioca la maggior parte dei golfisti; (3) chi pratica golf passa dalle 4 alle 6 ore al giorno al club per diversi giorni durante la settimana, il che rende più probabile che l’arresto cardiaco avvenga proprio in questa sede; (4) le buche più lontane sono pericolose perché il soggetto coinvolto è più difficile da raggiungere e, quindi, da soccorrere.
A dispetto della statistica, la normativa italiana esclude gli impianti golfistici dall’obbligo di dotarsi di defibrillatore, in aperta contraddizione con la Federazione Italiana Golf che, nei propri requisiti per l’omologazione di queste strutture, stabilisce che il golf deve essere praticato “in condizioni di igiene e sicurezza per tutti gli utenti (atleti, giudici di gara, personale addetto, spettatori) secondo le esigenze connesse al livello di pratica previsto”. Nel resto dell’Europa, solo il 30% dei campi da golf è dotato di un DAE, mentre negli Stati Uniti la situazione è sensibilmente migliore, anche se i risultati in termini di sopravvivenza sono ancora insoddisfacenti, principalmente a causa di collocazione incongrua dei DAE installati.
A tutt’oggi, la Federazione Italiana Golf – così attenta e sensibile alle tematiche eco-ambientali e paesaggistiche – non si è ancora pronunciata sulla necessità che gli impianti golfistici omologati predispongano obbligatoriamente un progetto di defibrillazione precoce, demandando – di fatto – la diffusione della cultura della cardioprotezione alla lungimiranza ed all’iniziativa del singolo. Negli ultimi tempi, anche a seguito di quanto accaduto al noto golfista Bernard Gallacher (colpito da arresto cardiaco improvviso al Marcliffe Hotel di Aberdeen e salvato grazie ad un DAE ed al pronto intervento di una persona formata alla corretta esecuzione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare), la migliorata sensibilità pubblica ha fatto sì che un numero crescente di impianti golfistici si dotasse di questi dispositivi in maniera autonoma.
Sono numerosi i vantaggi di cui un golf club cardio-protetto: innanzitutto, una tale iniziativa qualifica – e riqualifica – l’immagine dell’intero impianto; inoltre, la presenza di un DAE significa sicurezza dei locali per qualsiasi tipo di avventore, qualunque sia la sua condizione fisica, con l’effetto inevitabile di attrarre preferenzialmente quei clienti che altrimenti non si recherebbero in queste strutture, con conseguente aumento del fatturato della struttura coinvolta; infine, i campi da golf, non essendo soggetti ad obbligo legislativo, possono beneficiare della riduzione del tasso di premio INAIL in quanto ciò è funzionale anche a migliorare la sicurezza sul lavoro dei propri dipendenti.
Spesso, gli impianti golfistici coprono vaste superfici e si articolano su spazi polifunzionali, comprensivi di strutture ricettive (ristoranti, hotels, saune, terme) e/o sportive afferenti a vari sport (tennis, calcetto, nuoto), soggette a normative differenti in materia di cardio-protezione. In queste circostanze, è fondamentale che si realizzi almeno una delle seguenti condizioni: multipla collocazione di DAE all’interno di più strutture di uno stesso club e/o presenza di DAE in mobilità. Mentre, nel primo caso, i DAE possono essere collocati all’interno di postazioni di cardio-protezione pubbliche esterne, complete di cartellonistica di segnalazione ed algoritmo di rianimazione cardiopolmonare, nel secondo caso, il progetto di cardio-protezione coinvolgerà un qualche dispositivo di comunicazione – fra chi è sul campo da golf e chi è in prossimità della sede di collocazione del DAE – unitamente ad un sistema di mappatura ed “accesso veloce” del club tale da permettere al mezzo dotato del DAE di raggiungere la vittima il più celermente possibile. Alcuni golf clubs in Florida hanno dotato ogni quartetto sul campo di una radio per il soccorso e collocato il DAE all’interno di un golf cart che raggiunge la sede della chiamata con l’ausilio di mappe colorate, altri hanno invece utilizzato delle strutture simili a cabine telefoniche per avvisare dell’urgenza in atto e provvedere a fare portare il DAE sul campo.
Le soluzioni Echoes sono, per più di un motivo, ideali in questi contesti: non solo Echoes è main importer per i defibrillatori HeartSine, ma l’azienda è in grado di fornire tutta una gamma di postazioni esterne, pubbliche e personalizzate, che non ha rivali nel settore; in particolare, il samaritan PAD 350P, il più piccolo defibrillatore automatico in commercio e con il più alto indice di protezione (IP56) contro la penetrazione di polvere, fango e getti d’acqua, è “il candidato ideale” da collocare all’interno dei golf club. I comandi visivi e la guida vocale presente all’interno del defibrillatore stesso sono in grado di accompagnare l’utente durante tutto il processo di soccorso rendendo questo defibrillatore facile da usare anche da parte di personale laico e inesperto.