Lo abbiamo detto tante volte: l’arresto cardiaco può colpire anche i giovani. E purtroppo anche Giuseppe, a soli 22 anni, ne è rimasto vittima.
È successo il giorno di Pasquetta, lunedì 13 aprile, a Calascibetta, un piccolo comune italiano, con poco più di 4.000 abitanti, in provincia di Enna.
I giornali non lo hanno riportato, ma, viste le restrizioni dovute al virus Covid-19, probabilmente Giuseppe era in casa, assieme alla sua famiglia. Un arresto cardiaco ha spezzato per sempre i suoi sogni, gettando nello sconforto il padre, la madre, la sorella e tutti coloro che lo conoscevano.
Giuseppe Rampello lavorava nell’attività commerciale dei suoi genitori, in via Nazionale. “Era giovane, puro e un ragazzo per bene” – dice chi lo conosceva bene. “Calascibetta ha perso un figlio!” – ha aggiunto qualcuno.
“Nel vedere Giuseppe sul letto di morte, le mie labbra si sono incollate per diversi minuti, poi l’ho affidato a nostro Signore” – sono state le parole dell’arciprete don Giuseppe Di Rocco.
Nessuno si sarebbe mai aspettato di leggere il suo nome su un necrologio. Eppure, purtroppo, queste tragedie accadono.
Giuseppe avrà improvvisamente perso i sensi e sarà crollato a terra privo di coscienza davanti ai volti stupefatti dei suoi famigliari. È così che colpisce la Morte Cardiaca Improvvisa: senza avvisare.
Ne abbiamo parlato di recente in questo post: il cuore cessa improvvisamente di svolgere in maniera efficace la sua funzione di pompa. In queste condizioni, se non si interviene tempestivamente praticando sul soggetto le manovre RCP e la defibrillazione precoce, il malcapitato andrà incontro a morte certa.
Noi non sappiamo se il ragazzo sia stato soccorso adeguatamente e in tempi brevi: ce lo auguriamo con tutto il cuore. Magari per lui è stato fatto tutto il possibile, e non c’è stato nulla da fare, ma spesso, purtroppo, non è così che vanno le cose.
Le persone, di frequente, non sanno cosa sia un arresto cardiaco; non sanno che può colpire chiunque, in qualunque momento, anche soggetti giovani in apparente stato di salute.
Nonostante ultimamente se ne parli di più, la gente non sa che con un defibrillatore a portata di mano si potrebbero salvare migliaia di vite ogni anno. Sì, perché se un soggetto in arresto cardiaco venisse defibrillato entro i primi 2-3 minuti dall’evento, la sua probabilità di sopravvivenza potrebbe raggiungere anche l’85%.
Invece, senza nessun tipo di intervento, dopo soli 5 minuti dall’arresto cardiocircolatorio le possibilità di sopravvivenza sono circa del 50%; dopo 10 minuti sono pressoché nulle. E i soccorsi, purtroppo, difficilmente riescono a raggiungere il luogo dell’evento in tempo utile. In Italia, il tempo medio di arrivo dell’ambulanza è di 12-15 minuti: troppi in caso di arresto cardiaco!
È per questo motivo che i defibrillatori DAE dovrebbero essere diffusi in maniera capillare su tutto il territorio italiano: dovrebbero essere presenti in tutte le strade, nelle piazze, all’interno dei condomini, nelle nostre abitazioni; nelle scuole, nelle università, nei cinema, all’interno dei teatri, nelle aziende; nelle farmacie, sui mezzi di trasporto pubblico, nelle navi da crociera e negli aerei. Ovunque! Dovrebbero essere presenti ovunque! Non solo all’interno degli impianti sportivi!
E noi cittadini non dovremmo aspettare che una legge ce lo imponga: dovremmo dotarci di un defibrillatore DAE per cardioproteggere noi stessi e i nostri cari. Solo così si potrebbero evitare, ogni anno, migliaia di tragedie come quella di Giuseppe.
Siamo vicini ai suoi famigliari.
Fonte articolo: https://www.vivienna.it