È il 25 aprile, l’ora di pranzo. A Giaveno, nel torinese, dopo una pulizia nasale, la madre decide di fare il bagnetto alla propria figlia. Poco dopo, però, la bambina di soli 2 mesi inizia a piangere e perde i sensi tra le sue braccia. Mamma e papà, terrorizzati dall’accaduto, avvisano tempestivamente il 118. All’arrivo dei sanitari, la piccola, in arresto cardiaco, viene rianimata per circa un’ora e, successivamente, viene trasportata d’urgenza prima a Rivoli, poi a Torino, dove è deceduta poco dopo.
“Era sempre stata bene, non ha mai avuto un problema, non capisco”– ha dichiarato la madre. – “Stava ridendo, poi ha cominciato a piangere ed è svenuta all’improvviso”, ha raccontato ai parenti accorsi in ospedale per darle conforto.
La magistratura ha aperto un inchiesta e sul corpicino della bambina è stata disposta l’autopsia per fare chiarezza sull’accaduto.
Nel frattempo, il padre, in preda alla disperazione, accusa i soccorsi di essere arrivati in ritardo. Pare. Infatti, che l’ambulanza del 118 abbia raggiunto l’abitazione dei due coniugi circa 18 minuti dopo aver ricevuto l’allarme.
In caso di arresto cardiaco, si sa, è di vitale importanza il tempo d’intervento. Per ogni minuto che passa, infatti, le probabilità di sopravvivere diminuiscono di circa il 10%. Questo significa che, dopo soli 5 minuti, le possibilità di salvezza si aggirano attorno al 50%. È chiaro, quindi, che dopo 18 minuti, le speranze di vita siano praticamente nulle.
Per questo motivo sarebbe fondamentale avere sempre a portata di mano un defibrillatore automatico esterno (DAE). Perché l’arresto cardiaco, purtroppo, può colpire chiunque, bambini, giovani ed anziani, e in qualunque momento. Inoltre, soltanto mediante la defibrillazione precoce è possibile ripristinare nel paziente una frequenza cardiaca normale.
Pertanto, a prescindere da ciò che ha indotto nella piccola un arresto cardiaco (ingestione della soluzione fisiologica utilizzata per la pulizia nasale o un malfunzionamento cardiaco congenito), se fosse stata soccorsa tempestivamente con un defibrillatore DAE, probabilmente si sarebbe potuta evitare anche questa tragedia.
In Italia, infatti, sono circa 70.000 le persone che ogni anno perdono la vita a causa di un arresto cardiaco. Mediante la diffusione capillare dei defibrillatori DAE ad accesso pubblico migliaia di essi potrebbero essere ancora vivi.