Nella puntata di lunedì 15 maggio, Report ha parlato dell’arresto cardiaco e dei defibrillatori semiautomatici esterni.
Il conduttore della trasmissione, Sigfrido Ranucci, ha introdotto l’argomento segnalando le morti causate da arresto cardiaco che ogni anno, mediamente, si verificano nostro Paese: circa 60.000. Una ogni mille abitanti. Circa 164 vittime al giorno: una ogni 9 minuti. Numeri spaventosi.
Eppure, come ha fatto notare Ranucci, se si intervenisse adeguatamente entro i primi 5 minuti dall’evento, si potrebbero salvare centinaia di vite.
Già, perché con un defibrillatore semiautomatico esterno a portata di mano, assieme al massaggio cardiaco, sarebbe possibile attivare la catena della sopravvivenza in attesa dell’arrivo dell’ambulanza, regalando al paziente una possibilità di sopravvivenza che potrebbe sfiorare anche l’80%.
Dal 2001, fra l’altro, la defibrillazione precoce può essere effettuata anche da personale non sanitario che abbia seguito un piccolo corso di formazione sulle tecniche di rianimazione, i cosiddetti corsi BLS-D (Basic Life Support and Defibrillation).
“L’importante, però, è avere a portata di mano questo importantissimo apparecchio salvavita, altrimenti, anche se si fosse circondati da 6 medici, il rischio di non farcela sarebbe comunque alto” – ha spiegato il conduttore prima di dare la linea ad Antonella Cignarale.
Difatti, l’inviata ha intervistato Silvio Canciello, medico del Presidio di Salute Solidale di Napoli. Quest’ultimo ha ricordato di quando aveva prestato soccorso a un signore a terra da alcuni minuti, privo di conoscenza, nei pressi della metropolitana della città.
Avendo intuito che il paziente era stato colpito da arresto cardiaco, Silvio cercò invano un defibrillatore semiautomatico esterno nei paraggi. Prima di arrendersi, telefonò anche alla Polizia e ai Carabinieri, sperando che le loro vetture avessero a bordo un defibrillatore DAE. Ma nulla.
A quel punto, assieme ad altri 5 medici, non poté fare altro che effettuare 50 minuti di Rianimazione Cardio-Polmonare (RCP), nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Dopo tutto quel tempo, però, l’intervento del 118 fu del tutto inutile: il paziente, purtroppo, era già morto.
“Questo signore poteva essere salvato se avessimo trovato un defibrillatore in un tempo utile” – ha concluso.
La puntata è proseguita con un’intervista a Giampiero Suannini, Istruttore BLS-D ARES 118, che ha mostrato in cosa consistono questi corsi di formazione, della durata di circa 5 ore, e quanto sia facile utilizzare un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE).
Difatti, attraverso un defibrillatore didattico, del tutto identico a un DAE vero e proprio con la sola eccezione che non è in grado di erogare alcuna scarica elettrica, l’istruttore ha mostrato le poche e semplici mosse da compiere per utilizzare questi apparecchi salvavita.
Ha chiarito, inoltre, cosa accade al nostro cuore quando viene interessato da fibrillazione ventricolare, la principale aritmia responsabile di un arresto cardio-circolatorio: “Il cuore inizia a battere in maniera anormale, non riesce più a svolgere la sua consueta funzione di pompa. Però, non è fermo: effettua dei movimenti spastici e scoordinati che non sono sufficienti a pompare il sangue a tutti gli organi del nostro corpo. Mediante la scarica elettrica erogata da un defibrillatore, il muscolo cardiaco è come se venisse resettato. Il cuore viene fatto smettere di battere, affinché possa ripartire in maniera sinusale”.
L’inviata ha proseguito spiegando che solo le polisportive professionistiche sono obbligate ad avere un DAE sempre disponibile a portata di mano. Ha chiarito, però, che paradossalmente in altri luoghi con elevato flusso di persone, la legge si limita solamente a consigliarne la presenza, con il risultato che tutti se la prendono comoda.
Così nei musei, nelle metropolitane, nelle stazioni, nelle discoteche e nelle università, ad esempio, è quasi impossibile trovarne uno. Persino nella sede del 112 della regione Lazio, dove smistano le chiamate per le emergenze, la trasmissione ha mostrato come non fosse presente alcun DAE. Come non se ne trova uno nemmeno al porto di Napoli, dove ogni anno transitano circa 7 milioni di persone.
La Cignarale, non contenta, è andata ad intervistare Domenico Antonio Ientile, Direttore sanitario ARES 118, che ha ribadito come in caso di arresto cardiaco le probabilità di sopravvivenza si riducano del 10% circa per ogni minuto che passa.
“I primi cinque minuti sono fondamentali, non solo per la sopravvivenza, ma anche per la restituzione ad integrum del paziente” – ha precisato.
L’inviata, poi, ha continuato spiegando che, per legge, i defibrillatori dovrebbero essere segnalati al 118 e che la loro posizione dovrebbe essere opportunamente indicata, dimodoché qualsiasi persona possa individuarli con estrema facilità. Ha documentato, inoltre, come talvolta questo non avvenga.
Nella sede del Comune di Bologna, ad esempio, l’inviata ha mostrato come un operatore dell’ente non sapesse nemmeno che fosse presente un DAE all’interno dell’edificio.
I giocatori del Piacenza Volley, invece, dopo aver perso l’amico e compagno di squadra Igor Bovolenta a causa di un arresto cardiaco, portano sempre con sé il defibrillatore semiautomatico esterno di cui si sono dotati dopo il tragico evento.
Ha dichiarato il pallavolista Hristu Dimitrov: “Le persone dovrebbero capire l’importanza della vita, perché è una sola. Siamo costretti a portare in trasferta il nostro defibrillatore perché, purtroppo, non sempre è presente nei palazzetti delle squadre che ci ospitano!”
La trasmissione è poi proseguita mostrando alcuni casi di persone che, pur non obbligate dalla legge, hanno deciso di cardio-proteggere i luoghi in cui vivono. È quello che è accaduto, ad esempio, in un condominio di Roma, dove i residenti del palazzo si sono accordati per acquistare un DAE.
Il servizio, infine, si è concluso con un’intervista a Daniela Aschieri, Presidente del progetto “Vita” di Piacenza, che ha spiegato come alcune applicazioni per dispositivi mobili siano utili per individuare i defibrillatori ad accesso pubblico dislocati nelle vicinanze del luogo in cui ci si trova in quel momento.
In caso di arresto cardiaco, dunque, queste app ci permettono di raggiungere in pochissimo tempo il DAE più vicino a noi, in modo da poter soccorrere quanto prima il paziente in stato di incoscienza.
“Non c’è nessuna possibilità di sbagliare perché è il defibrillatore che esegue la diagnosi e decide se è il caso o meno di erogare lo shock al paziente. Il soccorritore non ha alcuna responsabilità in merito” – ha poi concluso.
Tornati in studio, il conduttore ha infine fatto notare come, per legge (vedi Decreto Balduzzi), entro il 30 giugno 2017 anche le associazioni sportive dilettantistiche dovranno mettersi in regola acquistato un defibrillatore semiautomatico esterno (DAE). Ha precisato, inoltre, come nel decreto venga consigliata la presenza dei DAE anche negli alberghi, nei cinema, nei teatri, nelle sale da gioco, nelle discoteche, negli ipermercati, nei ristoranti, negli stabilimenti balneari (obbligo in alcune regioni d’Italia) e negli istituti penitenziari.
Anche noi di Echoes Srl, come Sigfrido Ranucci, non comprendiamo il senso di questo consiglio. “Se uno volesse fare prevenzione seria, dovrebbe rendere obbligatoria la presenza dei DAE anche in questi luoghi pubblici” – ha concluso il conduttore.