Ha un arresto cardiaco mentre fa attività fisica ma viene salvato dall’intervento di un infermiere e del 118. È successo venerdì sera in un centro sportivo di Bari. La vittima dello spiacevole episodio, per fortuna a lieto fine, un ragazzo di 21 anni.
Appena il giovane ha avvertito il malore è scattata immediatamente la chiamata al 118, ma la fortuna ha voluto che, casualmente, in quel momento fosse presente un infermiere fuori servizio che ha intrapreso le prime manovre di rianimazione cardio-polmonare di base.
Subito dopo, fortunatamente, è arrivata l’automedica di stanza presso l’ospedale Giovanni XXIII: il medico ha proceduto con la rianimazione del paziente con applicazione dei protocolli di ACLS (Advanced Cardiac Life Support) col defibrillatore, registrando una rapida ripresa dell’attività cardiaca. Nel frattempo, è arrivata anche l’ambulanza del 118 che ha velocemente trasportato il giovane presso il Policlinico della città.
Il ragazzo ora sta meglio, ma la sua disavventura ha messo in luce due temi di grande rilevanza. Da una parte il perfetto funzionamento della macchina dei soccorsi e l’ottimizzazione delle risorse in campo, notoriamente risicate. Dall’altro, però, anche la necessità di dotare tutti i luoghi pubblici di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) e di diffondere la cultura del primo soccorso, che, non a caso, verrà presto insegnata a scuola.
Non sempre, infatti, si può essere così “fortunati”: un infermiere casualmente in loco e un medico con defibrillatore che sopraggiunge in tempi utili. In caso di arresto cardiaco, infatti, per ogni minuto che passa le probabilità di sopravvivere diminuiscono del 10% circa. Dopo soli 5 minuti dall’evento, dunque, la probabilità di morire è pressoché identica a quella di rimanere in vita. Senza contare, inoltre, che intervenendo in tempi brevi è anche molto più probabile non riportare lesioni cerebrali permanenti.
Insomma, questa volta è andata bene, ma è sempre meglio avere un DAE a portata di mano!