Uno studio retrospettivo, condotto su 2.500 persone, ha messo in evidenza come sia fondamentale la presenza di un defibrillatore e l’assistenza dei passanti quando una persona viene colpita da arresto cardiaco in un luogo pubblico.
I pazienti in arresto cardiaco che vengono tempestivamente soccorsi dai passanti mediante l’utilizzo di un Defibrillatore Automatico Esterno (DAE) hanno maggiori probabilità di sopravvivere e ridotte disabilità permanenti. Questo è, in sintesi, quanto è stato evidenziato da una ricerca coordinata da Myron L. Weistfeldt, della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora, e pubblicata da Circulation.
Lo studio
Scenario – La sopravvivenza dopo un arresto cardiaco extra-ospedaliero con ritmi defibrillabili può essere migliorata con la defibrillazione precoce. Siccome il 60% degli arresti cardiaci che avvengono in luoghi pubblici sono causati da un’aritmia defibrillabile, esiste la possibilità di salvare la vita a migliaia di persone se solo gli astanti utilizzassero un defibrillatore DAE. Durante lo studio, quindi, si è cercato di determinare l’associazione tra l’uso di defibrillatori automatici esterni da parte dei passanti e il tasso di sopravvivenza ad un arresto cardiaco con ritmo defibrillabile.
Metodo utilizzato – Dal 2011 al 2015, il Resuscitation Outcomes Consortium ha raccolto in modo prospettico informazioni dettagliate su tutti gli arresti cardiaci avvenuti in 9 centri regionali. Sono stati confrontati i casi in cui gli astanti hanno soccorso tempestivamente il paziente mediante l’utilizzo di un defibrillatore automatico esterno rispetto ai casi in cui sono stati gli operatori dei soccorsi a defibrillare il cuore del paziente. Sono stati valutati il tasso di sopravvivenza e le condizioni in cui i pazienti sono stati dimessi dall’ospedale (presenza o assenza di danni permanenti al cervello).
Risultati – Su 49.555 arresti cardiaci avvenuti al di fuori di strutture sanitarie, sono stati analizzati 4.115 (l’8,3%) arresti cardiaci avvenuti in luoghi pubblici, di cui 2.500 (il 60,8%) potevano essere sottoposti a shock elettrico. Gli astanti sono intervenuti con un defibrillatore DAE solo nel 18,8% degli arresti cardiaci defibrillabili. Ma quando i passanti sono intervenuti, i pazienti in arresto cardiaco hanno avuto il doppio delle probabilità di sopravvivere ed anche maggiori probabilità di lasciare l’ospedale camminando da soli e gestendo le attività quotidiane autonomamente o con poca assistenza.
In particolare, il 67% dei pazienti che hanno ricevuto assistenza con il defibrillatore da un passante è sopravvissuto abbastanza a lungo da riuscire a lasciare l’ospedale, rispetto al 43% dei pazienti che hanno ricevuto assistenza con il defibrillante solo all’arrivo dell’ambulanza. Nel momento della dimissione, poi, il 57% dei pazienti aiutati dai passanti presentava poche o nessuna disabilità, rispetto al 33% dei pazienti trattati dal personale medico giunto in emergenza.
Conclusione – In caso di arresto cardiaco in un luogo pubblico, l’utilizzo del defibrillatore automatico esterno da parte degli astanti, prima dell’arrivo dei servizi medici di emergenza, ha mostrato un tasso di sopravvivenza maggiore e migliori risultati funzionali. Questi risultati, tuttavia, potrebbero notevolmente migliorare se questi dispositivi salvavita venissero utilizzati più spesso dai passanti.
Articolo originale: http://circ.ahajournals.org/content/early/2018/02/21/CIRCULATIONAHA.117.030700