L’ha salvata il defibrillatore, l’ha salvata ancora una volta la rete del Progetto Cuore che fa di Arezzo la città più protetta d’Italia insieme a Piacenza: circa duecento DAE pronti a rianimare un po’ ovunque chiunque venga colto da un arresto cardiaco.
Stavolta è successo al centro sociale Fiorentina di via Vecchia, dietro Porta San Clemente, a due passi dalla taverna del miracolo della Madonna del Conforto, ora trasformata in cappella veneratissima dagli aretini.
Se sia miracolo anche questo dipende dalla fede dei singoli, di sicuro per la signora, 68 anni, è stato provvidenziale che il centro sociale avesse un defibrillatore semiautomatico esterno in dotazione. È successo tutto in pochi attimi, intorno alla mezzanotte di sabato, come racconta il presidente del circolo Gianfranco Grifoni. Lei stava ballando un fox-trot, uno dei tanti della solita serata per appassionati di danza della terza età animata dall’orchestra.
Nel pieno della melodia, la donna si è sentita mancare ed è crollata a terra colpita da un arresto cardiaco. Il caso ha voluto che in sala ci fosse un socio che è anche volontario della Misericordia di Laterina, il settantenne Brunero Grifoni. È stato lui a rendersi conto per primo che era un problema di cuore, è stato lui ad applicare il defibrillatore sul petto della signora.
Minuti interminabili, come ricorda adesso l’altro Grifoni, il presidente: alla prima scarica il cuore non ne voleva sapere di ripartire, ce ne sono volute altre due. Intanto erano arrivate anche l’auto medica e l’ambulanza del 118.
La vittima dell’arresto cardiaco è stata poi trasportata al San Donato, dove è ancora ricoverata in terapia intensiva, ma dovrebbe farcela. E, se ce la farà, sarà anche perché il malore l’ha colpita in una sala munita di DAE e perché le persone che le stavano intorno sapevano come intervenire.
È appunto il progetto «Cuore» di cui il responsabile del 118 Massimo Mandò è uno dei più strenui sostenitori. Dal 2010 ad oggi, la rete di protezione dei defibrillatori si è progressivamente estesa e oggi ce ne sono un po’ dappertutto, nei centri sociali come nei palasport, nei parchi e persino nei parcheggi.
Di continuo, come ha spiegato di recente Mandò a La Nazione, si svolgono corsi di formazione nel corso dei quali si impara a maneggiare un defibrillatore DAE. Anche nelle scuole, dove si sono formati oltre 2 mila studenti assieme ai loro professori (180 laureati in scienze motorie con l’abilitazione).
Qualche mese fa l’apparecchio con il disegno del cuore aveva salvato un novantenne di Sansepolcro, ripreso per i capelli, ma altri salvataggi sono avvenuti alla Coop di Montevarchi e addirittura nel parcheggio coperto dell’ospedale. Ora la storia di San Clemente: sono le ragioni del cuore che anche il cuore conosce.