Il Coronavirus, purtroppo, ha fatto aumentare anche i casi di arresto cardiaco extra-ospedaliero, soprattutto nelle prime zone rosse in Lombardia. In media, l’arresto cardiaco ha colpito il 58% in più rispetto allo scorso anno, fino ad arrivare a numeri impressionanti nelle provincie lombarde di Lodi (+187%) e Cremona (+143%).
I dati, pubblicati sul The New England Journal of Medicine, una delle riviste mediche più prestigiose al mondo, si riferiscono ad uno studio effettuato nel periodo compreso tra il 21 febbraio e il 30 aprile 2020.
“Risultati estremamente preoccupanti” – ha dichiarato Enrico Baldi, cardiologo del San Matteo e ricercatore dell’Università di Pavia, primo firmatario dello studio.
“Il sesso e l’età dei pazienti erano simili nei periodi 2020 e 2019, ma, nel 2020, l’incidenza di arresto cardiaco extra-ospedaliero dovuto a una causa clinica è stata di 6,5 punti percentuali più elevata, così come quelle di arresto cardiaco all’interno delle abitazioni (+7,3%) e di arresto cardiaco extra-ospedaliero senza testimoni è stata di 11,3 punti percentuali più elevata” – ha segnalato il team di Baldi in una lettera indirizzata alla rivista medica.
Si è visto, inoltre, che i soccorsi, in media, hanno impiegato circa tre minuti per raggiungere i pazienti e la probabilità che questi ricevessero le manovre di primo soccorso da persone presenti è stata inferiore di 16,5 punti percentuali rispetto al 2019. Il tasso di decesso sul campo è stato dell’88,7% mentre nel 2019 si è attestato al 77,3%.
“I numeri sono impressionanti – ha aggiunto Simone Savastano, cardiologo del San Matteo e “principal investigator” del Registro degli arresti cardiaci extraospedalieri in Lombardia –. Abbiamo scoperto che c’è stato un aumento di arresti cardiocircolatori in tutto il territorio analizzato e questo può essere dovuto a molte cause. Tuttavia, secondo noi, il Covid-19 gioca un ruolo importante perché da una sotto analisi dei dati è emerso che circa il 70% delle persone colpite da arresto cardiaco, nei giorni precedenti, aveva manifestato sintomi sospetti, come febbre, tosse, dispnea, o aveva già una diagnosi”.
“Molte possono essere le cause – ha commentato Luigi Oltrona Visconti, direttore cardiologia del San Matteo –; probabilmente è l’espressione anche del fatto che tante persone a casa hanno sottovalutato i sintomi e ritardato la chiamata ai soccorsi”.
Secondo Alessandra Paolo, infine, coautrice del lavoro e responsabile del 118 della provincia di Pavia “i cittadini non devono temere di attivare i soccorsi. Il sistema di emergenza territoriale, nonostante il considerevole aumento di chiamate e di casi di arresto cardiaco, ha risposto adeguatamente”.
Oltre ad allertare i soccorsi, però, se i defibrillatori DAE fossero diffusi in maniera capillare in tutta la Lombardia (e, più in generale, su tutto il territorio nazionale) la percentuale delle vittime di arresto cardiaco potrebbe scendere e anche di parecchio.
Un tasso di decesso dell’80-90% è decisamente inaccettabile. Poiché l’arresto cardiaco colpisce generalmente in presenza di testimoni, avere un DAE a portata di mano, anche e soprattutto all’interno del proprio condominio o della propria abitazione, potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte.
Lo abbiamo ripetuto più e più volte: una persona in arresto cardiocircolatorio è in grado di “resistere” pochissimi minuti senza che il sangue ossigeni il suo cervello. Intervenire in maniera tempestiva (entro i primi 2-3 minuti dall’evento) e in maniera efficace, cioè attraverso le manovre RCP e la defibrillazione precoce, è fondamentale affinché il paziente non riporti danni cerebrali, oltre che per la sopravvivenza dello stesso.
Sempre, ma soprattutto in un momento come questo, cardioproteggere la propria salute e quella dei propri cari attraverso l’acquisto di un defibrillatore DAE potrebbe davvero fare la differenza! Pensiamoci!
Fonti:
https://www.lastampa.it
https://www.quotidianosanita.it
https://www.ilgiorno.it