Maurizio Tatini, 75 anni, è stato salvato da un arresto cardiaco che lo ha colpito durante una partita di tennis. Leonardo Rava, utilizzando il defibrillatore presente nel centro sportivo, è colui che gli ha salvato la vita.
«Mi hanno detto che sei stato eccezionale: senza di te, me ne sarei andato». È un lungo abbraccio pieno di vita quello con cui Maurizio accoglie Leonardo.
«Beh anche tu sei stato bravo, mi hai dato soddisfazione», risponde Leonardo, stretto in una morsa di gratitudine.
Settantacinque anni Maurizio, 28 anni Leonardo: ciò che li ha uniti è stato un arresto cardiaco del primo e il pronto intervento, con defibrillatore e manovre di prima rianimazione, del secondo, che nella vita non indossa il camice bianco, ma è un amministrativo al centro Sport Club di Ozzano.
A dicembre, fra l’altro, Leonardo aveva partecipato al corso di formazione BLS-D della Croce Rossa locale. Sono poche ore quelle che servono per salvare una vita: mezza giornata in classe. È così è stato.
Ora, fortunatamente, si ride in quella stanza della Cardiologia, al quarto piano dell’Ospedale Maggiore di Bologna. Sorride Maurizio che non molla Leonardo, aggrappandosi al suo salvatore. Sorridono Giuseppe Di Pasquale, il primario della Cardiologia, Gianfranco Tortorici, responsabile del reparto, e Gianluca Montefrancesco, il numero due degli infermieri del reparto.
«E adesso solo un doppio a fondo campo», lo esorta Di Pasquale. «No, no, farò il giudice», replica Maurizio, che non smette di dispensare grazie a ogni camice bianco gli capiti a tiro. «In 75 anni non ho mai avuto necessità dell’ospedale. Ora, però, è capitato: qui sono stati meravigliosi».
Maurizio e Leonardo: una storia incredibile. «Non ricordo nulla – esordisce Maurizio, fisico atletico da tennista di master –. Mi sono svegliato qui (al Maggiore, ndr). Non mi sono neppure reso conto di essere caduto».
Leonardo, invece, ricorda bene ogni minuto di quel venerdì mattina di una decina di giorni fa. «Mi hanno chiamato urlando: ho agguantato il defibrillatore e sono corso da lui». Leonardo sapeva benissimo che era tutta una questione di tempo: anche limare i secondi poteva fare la differenza tra la vita e la morte.
«Erano le 9,30 quando mi hanno chiamato». Maurizio, mentre giocava una partita «è crollato improvvisamente a terra» privo di conoscenza.
Leonardo è accorso immediatamente, intuendo la gravità della situazione. Mentre lui, da laico, ha compiuto il miracolo, qualcuno ha avvertito il 118.
«Ho notato che i battiti di Maurizio erano molto deboli – ha raccontato Leonardo con una pacatezza strabiliante –. Il respiro era affannoso». Così, ha acceso il defibrillatore.
«È un dispositivo eccezionale, in grado di guidare il soccorritore passo dopo passo». Dopo l’erogazione della prima scarica elettrica non è successo nulla, così ho Leonardo ha proseguito con il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.
La seconda scarica elettrica, invece, ha avuto buon esito: Leonardo era riuscito a riacciuffare Maurizio.
«Lo sentivo respirare forte, così l’ho messo in posizione di sicurezza». A quel punto anche Leonardo ha tirato un sospiro di sollievo. I soccorritori del 118, fra l’altro, erano alle sue spalle. Medico e infermiere si sono occupati subito di Maurizio, ma anche di lui.
«Mi hanno detto di rilassarmi e che avevo fatto un ottimo lavoro. Sapevo che la cosa più importante era provare a salvargli la vita, anche se non sono un medico. In quei momenti, è necessario farsi passare la paura, altrimenti il paziente muore».
Maurizio, nel frattempo, era stato caricato sull’elicottero e trasportato al Maggiore di Bologna. Dopo neanche 55 minuti dall’arresto cardiaco si trovava nella stanza dell’Emodinamica. Ora è in reparto pronto per essere dimesso.