Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica “Resuscitation” promuove l’uso dell’app DAE RespondER per l’accesso pubblico alla defibrillazione.
L’app DAE RespondER è stata sviluppata dal Sistema 118 e ha vinto il premio innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano nel 2018.
Attualmente, quasi 15mila volontari in tutta l’Emilia-Romagna che hanno scaricato l’app e sono pronti ad intervenire in caso di arresto cardiaco improvviso.
Questi volontari aiutano a rendere più veloci i soccorsi, il che può fare la differenza nella sopravvivenza delle persone colpite da un evento tempo-dipendente.
Secondo le linee guida ERC – European Resuscitation Council pubblicate nel 2021, defibrillare entro 3-5 minuti dall’inizio dell’arresto cardiaco può aumentare le possibilità di sopravvivenza dal 50% al 70%.
L’app DAE RespondER fornisce una mappatura regionale dei defibrillatori sul territorio e, quando la Centrale Operativa del 118 identifica un sospetto caso di arresto cardiaco, avvisa i volontari più vicini e indica la posizione del DAE più vicino.
Lo studio condotto da “Resuscitation” sul DAE RespondER ha avuto come obiettivo principale l’individuazione dei fattori che influenzano la probabilità che i primi soccorritori occasionali (First Responder) raggiungano la scena prima dei servizi di emergenza medica.
I ricercatori hanno esaminato 1.074 casi in cui almeno un primo soccorritore occasionale si è reso disponibile ad intervenire.
È stato riscontrato che nel 13,4% dei casi i primi soccorritori sono riusciti ad arrivare prima dei servizi di emergenza medica, iniziando le manovre di rianimazione cardiopolmonare in 67 occasioni.
Nel 4% dei casi, i soccorritori, oltre ad essere arrivati prima delle ambulanze o delle auto mediche, avevano anche un DAE e sono riusciti ad analizzare il ritmo cardiaco. Questo dato è particolarmente positivo, in quanto superiore alla media mondiale, che è inferiore al 3%.
Nello 0,9% dei casi, i primi soccorritori occasionali sono stati in grado di erogare la scarica elettrica salvavita per ripristinare il normale ritmo cardiaco.
Questo significate che nelle situazioni dove era presente un defibrillatore, 1 persona su 4 è stata savalta dai volontari presenti prima dell’arrivo dei soccorritori.
I ricercatori hanno identificato due fattori principali associati a maggiori probabilità per i primi soccorritori di arrivare prima dei servizi di emergenza medica:
- Il primo fattore è la distanza dall’evento. I primi soccorritori occasionali che hanno preceduto le ambulanze o le auto mediche si trovavano ad una distanza media dalla scena minore di un chilometro e sono stati competitivi con i mezzi di soccorso fino ad una distanza di circa 4 chilometri.
- Il secondo fattore decisivo è stato quello di avere già con sé un defibrillatore o un facile accesso a questo al momento della chiamata.
L’analisi ha rivelato che alcune particolari categorie di lavoratori, come i tassisti e le forze dell’ordine, hanno maggiori probabilità di arrivare sul luogo dell’evento prima dei servizi di emergenza medica. Gli autori suggeriscono di investire maggiormente su queste categorie per migliorare l’efficacia dei programmi di primo soccorso occasionale.
La ricerca sottolinea come coinvolgere i cittadini si sia dimostrata un’efficiente strategia per diminuire i tempi di inizio delle manovre di rianimazione cardiopolmonare e della defibrillazione, aumentando le possibilità di sopravvivenza in buone condizioni neurologiche.
Le aree rurali, più difficili da raggiungere dai servizi di emergenza medica, sono quelle che possono maggiormente beneficiare della diffusione dei programmi di primo soccorso occasionale.
Cogliamo l’occasione per invitare i cittadini dell’Emilia-Romagna a scaricare l’app DAE RespondER, aumentando così le possibilità di sopravvivenza da arresto cardiaco!