Diego Armando Maradona è morto per arresto nella sua casa di Tigre, nella zona del Nordelta, centro residenziale appena fuori da Buenos Aires.
Il 30 ottobre 2020 aveva compiuto 60 anni.
A darne notizia ieri, il quotidiano argentino El Clarìn, notizia che ha fatto subito il giro del mondo.
Dieci giorni fa Maradona aveva lasciato l’ospedale a La Plata, circa 50km da Buenos Aires, dopo un intervento al cervello a causa di sintomi di anemia, ansia e depressione.
I medici avevano rilevato il coagulo di sangue causato da un colpo alla testa e lo avevano trasferito alla clinica Olivos per l’operazione.
Dal ricovero il 2 novembre, le dimissioni e il ritorno a casa il 12 novembre.
Maradona è morto intorno a mezzogiorno, dopo che i medici che lo assistevano lo hanno soccorso praticando le manovre di rianimazione cardio-polmonare, ma senza successo.
L’ex Pibe de Oro è stato uno dei più grandi interpreti del calcio in tutta la storia di questo sport.
In questo breve articolo non ci soffermeremo sugli aspetti sportivi, per questo rimandiamo ai numerosissimi siti e canali specializzati.
L’arresto cardiaco, che ancora una volta colpisce all’interno di una abitazione, dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo assieme alle persone più care, non guarda in faccia a nessuno.
L’arresto cardiaco viene chiamato anche arresto cardiaco improvviso, perché può colpire chiunque, anche senza patologie cardiocircolatorie.
In Italia muoiono ogni anno 60.000 persone, circa 8 ogni ora, circa 1 persona ogni 1.000 abitanti.
L’aspettativa di salvataggio è del 5%.
Con una cardiprotezione capillare (casa, scuola, lavoro, dae pubblici, PA, etc..) l’aspettativa di salvataggio sarebbe dell’80%.
L’augurio è che sempre più persone comprendano che si può fare qualche cosa di molto concreto per avere una seconda chance di vita a seguito di un arresto cardiaco, ed ha il costo di circa 1 pizza al mese con una soluzione di noleggio, si chiama defibrillatore.
Ciao Diego Armando Maradona, mago del pallone.