Un mercoledì pomeriggio di luglio, come tanti altri, in un supermercato di Rassina, in provincia di Arezzo.
Durante la spesa, un’infermiera nota del movimento inconsueto, si avvicina e vede che alcune persone stavano adagiando un uomo atterra.
Sono necessari pochi istanti a Valentina Mencherini, per accorgersi della gravità della situazione, allertare il 118 e avviare le manovre di rianimazione cardio-polmonare.
Nel frattempo viene portato un defibrillatore, che viene applicato e impiegato prontamente.
E’ stata erogata una prima scarica, non sufficiente a far riprendere la normale attività cardiaca, così il massaggio cardiaco è proseguito, fino alla seconda scarica, quest’ultima con esito positivo.
Pietro ha ripreso a respirare!
Divenuto cosciente, è stato informato dell’accaduto dall’infermiera fuori servizio, che lo ha rassicurato in attesa dei soccorsi.
“La storia di Pietro – Commenta Massimo Mandò, direttore del dipartimento Emergenza Urgenza della Asl Toscana Sud Est, che prosegue – rappresenta un vero esempio positivo di come può funzionare il sistema sanitario d’emergenza. Per questi risultati, però, è fondamentale che anche i cittadini e la comunità partecipino attivamente. Nei luoghi affollati, ad esempio, devono essere presenti, come è previsto dalla legge, i defibrillatori e ci devono essere persone formate per l’emergenza, ma spesso non è così. Nella nostra provincia grazie al progetto “Arezzo Cuore” abbiamo circa 1100 defibrillatori e oltre 35mila persone formate al suo utilizzo.”
Pietro Tondelli, 58 anni di Bibbiena, racconterà in seguito che ha 2 ricordi distinti di quel giorno: l’ingresso nel supermercato e l’atro di alcune voci che lo chiamano.
L’arresto cardiaco agisce in questo modo.
Un attimo prima sembra tutto ok, come sempre. Un attimo dopo l’insorge l’arresto cardiaco e si cade atterra privi di sensi.
L’arresto cardiaco per questo viene chiamato anche “arresto cardiaco improvviso” (ACI) o “morte cardiaca improvvisa” “MCI”.
Si hanno a disposizione solo pochi minuti per prestare soccorso, che sarà comunque vano se non si impiega tempestivamente un defibrillatore, che deve essere già disponibile in loco, perché il tempo fisiologico dell’arrivo dei soccorritori non è quasi mai sufficiente.
Nei giorni scorsi Pietro a voluto incontrare l’infermiera che lo ha salvato, donandole un mazzo di fiori!
Ancora una volta, un defibrillatore presente e un tempestivo intervento, hanno salvato una vita.