Per Morte Cardiaca Improvvisa (o Morte Improvvisa) si intende una morte naturale, preceduta da un’improvvisa perdita di conoscenza da parte del soggetto colpito, che si verifica entro un’ora dall’inizio dei sintomi o in assenza di sintomi, in persone con o senza cardiopatia nota preesistente.
Quello che avviene è una improvvisa cessazione della funzione di pompa del cuore (Arresto Cardiaco). Tale condizione, se non trattata adeguatamente e tempestivamente con opportune manovre rianimatorie (manovre RCP e defibrillazione precoce), porta inesorabilmente alla morte del soggetto colpito.
Nel soggetto colpito da arresto cardiaco, infatti, si verifica immediatamente un arresto circolatorio e una caduta della pressione sanguigna, con conseguente perdita della coscienza dopo appena 10-15 secondi. Dopo qualche istante, la mancata perfusione dei centri respiratori porta ad un arresto respiratorio e già dopo circa 4 minuti dall’evento le cellule del cervello entrano in sofferenza, iniziando a morire e provocando danni cerebrali irreversibili.
La Morte Improvvisa può essere espressione di una sottostante cardiopatia clinicamente silente, di una ostruzione delle coronarie o di una o più anomalie congenite non sempre diagnosticate, colpendo anche persone (talvolta, purtroppo, molto giovani) in apparente stato di salute. Essa rappresenta circa il 70% di tutti i decessi per malattie cardiovascolari.
Le vittime della Morte Cardiaca Improvvisa (abbreviata in MCI) sono, ogni anno, all’incirca 1 ogni 1000 abitanti: questo significa circa 350.000 decessi l’anno negli Stati Uniti d’America e circa 60.000 decessi l’anno in tutta Italia.
La causa principale della Morte Cardiaca Improvvisa è rappresentata dalla cardiopatia ischemica (nell’80% dei casi circa), mentre le cardiomiopatie causano circa il 10-15% degli episodi. Nei casi restanti, la causa di MCI è rappresentata da patologie più rare come la stenosi valvolare aortica, alcune cardiopatie congenite e le cardiopatie aritmogene ereditarie. In alcuni casi, infine, non è stato possibile identificare la causa della Morte Cardiaca Improvvisa. Di seguito tratteremo nel dettaglio solamente le principali patologie associate a MCI.
Come accennato poc’anzi, la causa più importante della MCI è rappresentata dalla Cardiopatia ischemica, che, di frequente, è associata a una sindrome coronarica acuta, come l’infarto miocardico acuto (IMA) o l’angina instabile. Il meccanismo ultimo è in genere una Fibrillazione Ventricolare (FV), facilmente trattabile mediante defibrillazione precoce.
Le Cardiomiopatie sono malattie cardiache che derivano da un’anomalia primitiva del miocardio (il muscolo del nostro cuore). Sono sostanzialmente tre le principali cardiomiopatie che si associano a MCI:
Il principale fattore di rischio per la MCI è rappresentato da precedenti attacchi di cuore. Infatti, il 75% circa delle persone che hanno perso la vita a causa della Morte Cardiaca Improvvisa avevano una storia di attacchi di cuore.
Oltre a ciò, rappresentano ulteriori fattori di rischio:
Altri fattori che probabilmente fanno aumentare il rischio di Morte Cardiaca Improvvisa sono l’utilizzo di alcuni tipi di farmaci, il diabete, il fumo, lo stress, l’abuso di alcol, l’aumento dei livelli di uno o più grassi nel sangue e il colesterolo alto.
Come abbiamo già accennato nella parte introduttiva di questo articolo, nel nostro Paese la Morte Cardiaca Improvvisa è responsabile di circa 60.000 decessi all’anno. L’incidenza, quindi, è di circa 1/1.000 abitanti ogni anno.
È stato stimato, inoltre, che la MCI è responsabile di circa il 70% di tutti i decessi dovuti a cause di origine cardiovascolare.
Essa si manifesta in predominanza nel sesso maschile e in tutte le fasce d’età, ciò nondimeno, può verificarsi anche nelle donne, soprattutto se è presente un substrato cardiovascolare patologico.
La Morte Cardiaca Improvvisa, purtroppo, può colpire anche i bambini, specialmente entro i primi 6-12 mesi di età. In questi casi si parla più precisamente di sindrome della morte in culla, anche nota con l’acronimo SIDS, dall’inglese Sudden Infant Death Syndrome.
Come dice il nome stesso, la Morte Cardiaca Improvvisa si manifesta in maniera improvvisa e inaspettata: di punto in bianco il soggetto crolla a terra, perdendo coscienza, apparentemente già privo di vita.
Di quando in quando, però, prima di arrivare alla perdita di coscienza, i pazienti possono manifestare “segni premonitori” in grado di indicare l’imminente arresto cardiaco, che se non trattato adeguatamente e tempestivamente porta alla MCI. Tali sintomi sono:
Purtroppo, però, non sempre i suddetti segni premonitori si manifestano per tempo, rendendo praticamente impossibile riconoscere l’incombente arrivo della Morte Cardiaca Improvvisa.
In caso di Morte Cardiaca Improvvisa, l’unica possibilità di sopravvivenza del soggetto è rappresentata da un’esecuzione tempestiva della rianimazione cardiopolmonare (RCP) e dalla defibrillazione precoce (entro i primi 2-3 minuti) mediante un defibrillatore semiautomatico o automatico esterno, altrimenti detto defibrillatore DAE.
Teniamo a precisare che i suddetti interventi di primo soccorso devono essere effettuati solamente se il paziente non è cosciente e non respira, o comunque respira in maniera difficoltosa e/o non normale. Una volta accertato quanto appena descritto, è necessario allertare i soccorsi chiamando immediatamente il 112 o il 118, e, solo a questo punto, si potrà procedere con le manovre RCP e l’utilizzo del defibrillatore.
Nelle cronache italiane non sono mancati episodi di Morte Cardiaca Improvvisa di atleti professionisti dichiarati idonei all’attività agonistica, con una dieta e regime di allenamento controllati dai medici dello sport, sani dal punto di vista generale e dei parametri vitali.
Fra gli altri ricordiamo i calciatori Piermario Morosini, Davide Astori, Flavio Gagliardini, Marc-Vivien Foé, Miklós Fehér, Domingos Gomes, il pallavolista Vigor Bovolenta e il nuotatore norvegese Dale Oen.
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