È successo a Scafati, venerdì 20 gennaio alle ore 22:30 circa. Un 35enne è arrivato all’ospedale con la propria automobile lamentando un dolore lancinante al petto: aveva un infarto in corso. Presso la struttura sanitaria, poi, il ragazzo è andato in arresto cardiaco. Non è raro, infatti, che a seguito di un infarto possa sopraggiungere un arresto cardio-circolatorio.
Il personale della postazione Psaut dell’ospedale di Scafati ha soccorso tempestivamente il ragazzo, ma il defibrillatore non era a portata di mano. Il medico presente, quindi, ha dovuto chiedere al 118 di prestargli il loro defibrillatore, altrimenti il ragazzo sarebbe morto.
La fortuna ha voluto che presso l’ospedale fossero presenti, in quel momento, volontari, autisti, infermieri e un medico della Croce del Sud che hanno immediatamente fornito il loro defibrillatore al medico del nosocomio.
Il 35enne è stato quindi defibrillato e stabilizzato ed, infine, trasportato d’urgenza all’ospedale di Nocera Inferiore. Pare che il ragazzo non sia più in pericolo di vita, ma è stata la buona sorte a far sì che sia stato salvato. E questo non dovrebbe succedere, soprattutto all’interno di una struttura sanitaria.
In caso di arresto cardiaco, si sa, è di vitale importanza intervenire entro i primi 2 o 3 minuti dalla manifestazione dell’evento mediante l’erogazione di una scarica elettrica al cuore del paziente: soltanto un defibrillatore, infatti, può ripristinare una frequenza cardiaca nella norma, ma esso deve essere utilizzato tempestivamente.
Per ogni minuto che passa, difatti, le possibilità si sopravvivenza diminuiscono del 10% circa. Dopo soli 5 minuti, quindi, la possibilità di sopravvivere è esattamente identica a quella di morire. Per questo motivo, i defibrillatori dovrebbero essere sempre a portata di mano: in strada, negli impianti sportivi, nelle scuole, sul posto di lavoro, eccetera.
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