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Muore sul lavoro, il defibrillatore non c’era

È successo al Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa, giovedì 5 gennaio 2017. Marcello Marini, 41 anni, sposato e con due figli piccoli, tecnico addetto alla sicurezza, si trovava all’interno del Dipartimento quando è crollato improvvisamente a terra, privo di conoscenza.

Stava lavorando. Ha fatto in tempo a dire che non si sentiva molto bene, poi più nulla. L’intervento tempestivo di un amico non è servito a niente. Il massaggio cardiaco a cui è stato sottoposto non lo ha fatto ritornare in vita. E nemmeno l’intervento dei sanitari accorsi con l’ambulanza del 118.

“Sono attimi. Preziosi, quelli che separano la vita dalla morte” – ha raccontato il Dottor Maurizio Cecchini, fondatore della omonima onlus.

“In caso di «morte improvvisa», è fondamentale intervenire subito con un defibrillatore. Ma non in tutte le strutture è possibile farlo, perché il DAE non sempre è presente” – ha continuato.

Nel Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa, infatti, non sono presenti defibrillatori semiautomatici esterni.

Così, Marcello se n’è andato in pochi attimi, probabilmente a causa di un arresto cardiaco (non è stata disposta l’autopsia e il giovane aveva alcuni problemi di salute).

“Il problema, in generale, è che in caso di arresto cardiaco improvviso dopo soli tre minuti si va in acidosi metabolica e diventa poi vano ogni tentativo di rianimazione. È importantissimo, quindi, il tempo d’intervento. Gli studi, poi, hanno dimostrato che, in caso di arresto cardio-circolatorio, la sopravvivenza con il solo massaggio cardiaco è pari all’1%, mentre con il defibrillatore può salire oltre il 50%” – ha proseguito il Dottor Cecchini.

Da qui la domanda che resterà soltanto tale: «Marcello Marini si sarebbe potuto salvare se all’interno del Dipartimento ci fosse stato un defibrillatore?»

“Ci sono estintori ovunque perché è un obbligo di legge. Eppure ogni anno muoiono meno di 150 persone a causa di un incendio. Sono 70mila all’anno (una ogni 8 minuti), invece, le persone che perdono la vita a causa di un arresto cardiaco” – ha poi concluso.

“Quando ho appreso la notizia sono rimasto sconvolto” – ha commentato il Rettore Paolo Mancarella.

“È vero, a Chimica manca il defibrillatore. Mi sono insediato da soli due mesi, ma ho disposto da subito una ricognizione di tutte le strutture dell’ateneo, anche per tutti gli aspetti che riguardano la sicurezza” – ha dichiarato.

Intanto, su Pisa, con la campagna del Dottor Cecchini, i defibrillatori sono arrivati a quota 367. L’ultimo è stato donato dal Professor Mosca alla scuola superiore Sant’Anna, dove si è svolto il primo corso BLS-D gratuito.


Fonte: http://www.lanazione.it/pisa/cronaca/morto-chimica-defibrillatore-1.2794995

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