Il fatto risale a pochi giorni fa, quando Anita Alvarez, atleta statunitense 25enne di nuoto sincronizzato, ha perso i sensi in acqua durante la sua prova ai Mondiali di Budapest.
Non è la prima volta per Alvarez, che ha già vissuto eventi simili, ma non così gravi.
A comprendere la situazione è stata la sua allenatrice Andrea Fuentes, che vedeva da bordo vasca l’atleta scendere anziché risalire in superficie.
Così ha subito deciso di intervenire, dal momento che nessuno altro lo stava facendo (compresi i bagnini che hanno appunto il compito di vigilare e intervenire nel caso di problemi in acqua per gli atleti), recuperando Alvarez dal fondo della piscina e portandola in superficie.
Solo a quel punto un secondo soccorritore ha raggiunto Fuentes e Alvarez, supportando il trasporto fuori dall’acqua.
Alvarez non respirava, si stima che sia rimasta priva di ossigeno per circa 2 minuti, e così sono state avviate le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP).
Alvarez ha quindi ripreso a respirare autonomamente, ha vomitato e lentamente ha iniziato a recuperare.
In seguito alla ripresa della coscienza, Alvarez è stata trasportata da medici e paramedici in infermeria, per effettuare valutazioni più accurate sullo stato di salute. Pochi minuti dopo l’atleta, ormai in fase di recupero, è tornata a bordo vasca per rassicurare il pubblico.
Le possibili cause sembrano essere legate a diversi fattori:
La tempestività e la preparazione della coach Fuentes hanno quindi salvato l’Alvarez.
Durante un malore durante l’attività fisica, il primo aspetto da gestire è comprendere se lo svenimento è una conseguenza di un arresto cardiaco improvviso oppure solo legato a una semplice perdita di coscienza che non abbia compromesso nessuna funzione vitale.
Le procedure di valutazione dello stato di coscienza sono differenti per professionisti sanitari (medici e infermieri) e tutti gli altri soccorritori (volontari del soccorso, bagnini e tutti i laici che abbiano effettuato corsi di Primo Soccorso e BLSD).
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