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Defibrillatori negli impianti sportivi: «Basta rinvii»

Il prossimo 30 giugno scadrà il quarto rinvio per l’entrata in vigore del Decreto Balduzzi. Le 132 associazioni del coordinamento Conacuore chiedono che non venga più prorogato.

 

“Basta rinvii. Chiediamo che il decreto Balduzzi venga applicato una volta per tutte”. È l’appello, non privo di amarezza, di Giuseppe Ciancamerla e Giovanni Spinella, rispettivamente il nuovo e il passato presidente del Coordinamento nazionale associazioni del cuore (Conacuore), che hanno lanciato, a nome delle 132 realtà che rappresentano, durante il recente Congresso nazionale dell’associazione.

Il Decreto Balduzzi, in vigore dal 24 aprile 2013, obbliga le società sportive, sia quelle professionistiche che quelle amatoriali, a dotarsi di defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) e di personale addestrato al loro utilizzo.

Le società professionistiche si sono già messe in regola, mentre l’obbligo per quelle dilettantistiche va avanti a colpi di proroghe. Il prossimo 30 giugno prossimo scadrà il quarto rinvio. “Ulteriori proroghe non avrebbero più nessuna giustificazione” – ha sottolineato lo stesso ex ministro Balduzzi. Ma tra gli associati di Conacuore si teme addirittura che la legge possa essere riportata in Aula e riscritta.

Fino a questo momento, tra l’altro, saremmo l’unico Stato europeo ad obbligare le società sportive (professionistiche e non) a dotarsi di defibrillatori semiautomatici (o automatici) esterni. Il Decreto Balduzzi, infatti, è considerato una delle legislazioni più all’avanguardia in tema di salute pubblica.

La preoccupazione di Vincenzo Castelli, vicepresidente di Conacuore e presidente della Fondazione Giorgio Castelli Onlus (Giorgio era suo figlio, calciatore dilettante morto a 17 anni durante un allenamento a causa di un arresto cardio-circolatorio), è quella di fermare il tragico conteggio delle persone che continuano a morire sui campi da gioco a causa di un arresto cardiaco.

La Fondazione stessa, tramite un’indagine via web, ha raccolto il numero di 1.149 decessi per morte cardiaca improvvisa avvenuti nell’arco degli ultimi i 12 anni che hanno riguardato soprattutto lo sport amatoriale e dilettantistico (solo 3 i decessi tra i professionisti).

“Il Decreto Balduzzi intendeva non solo dotare gli impianti sportivi di un defibrillatore e di personale che sapesse adoperare l’apparecchio – ha sottolineato Castelli –, ma anche creare un sistema virtuoso che consentisse di intercettare eventuali patologie che potevano rendere non attuabile l’attività fisica per alcuni soggetti, quindi sostanzialmente l’estensione anche al mondo amatoriale di accertamenti che miravano a verificare se quei cuori potevano o meno sostenere attività sportiva”.

D’altra parte, anche lavori scientifici recenti hanno confermato l’efficacia del soccorso a bordo campo, con una sopravvivenza in caso di arresto cardiaco che ha raggiunto circa il 60% e una mortalità scesa al 40%.

“Dal primo gennaio al 31 dicembre 2016 si sono verificati 140 decessi in ambito sportivo per morte cardiaca improvvisa: se la legge Balduzzi fosse stata applicata, quante di queste persone si sarebbero potute salvare? Non lo so, e non lo saprà mai nessuno, ma probabilmente qualcuno sarebbe ancora in mezzo a noi” – ha concluso.

Al di là degli obblighi normativi, poi, occorre fare i conti con una realtà tutta particolare per quanto riguarda la formazione all’uso del defibrillatore e spesso anche al posizionamento dei dispositivi stessi. In Italia, per potere utilizzare un defibrillatore semiautomatico esterno occorre essere maggiorenni e aver seguito un corso di formazione BLS-D (Basic Life Support and Defibrillation). Il Decreto Balduzzi prevede che i corsi possano essere tenuti da enti di formazione accreditati dalle varie Regioni, che poi rilasciano un attestato. L’autorizzazione all’utilizzo del DAE, però, spetta alle centrali del sistema 112-118.

“L’Italia è forse l’unica nazione al mondo ad avere due sistemi di riconoscimento legale per potere usare un defibrillatore” – ha sottolineato Leonardo Braschi, Formatore FULL-D del Comitato Regionale Toscana della Croce Rossa Italiana.

“Le linee guida dell’European Resuscitation Council ribadiscono che sono fondamentali le cosiddette istruzioni pre-arrivo da parte degli operatori della Centrale 118 i quali, per telefono, addestrano lì per lì chi si trova sul posto indicando loro dove trovare il defibrillatore e insegnando loro ad utilizzarlo” – ha poi continuato.

Dora Caputo, invece, consigliere dell’Italian Resuscitation Council, ha raccontato come nella sua Campania tutte le scuole siano state dotate di defibrillatore.

“Spesso, però, ho potuto constatare che il defibrillatore è chiuso a chiave in presidenza oppure che ci sono due defibrillatori posizionati nell’atrio, uno di fronte all’altro, mentre le palestre della scuola ne sono sprovviste. Inoltre, spesso manca il personale addestrato ad utilizzare il DAE” – ha poi concluso.

Secondo il professor Renato Balduzzi, padre del decreto che porta il suo nome, non esiste nessuna vera riforma che non pesti i piedi a qualcuno. Dunque le “resistenze” incontrate dalla sua legge sarebbero una conferma indiretta della portata innovativa del provvedimento.

“Tutte le proroghe che sono state fatte alla legge sono state giustificate con la necessità di completare i programmi di formazione. Benissimo. Siccome, però, ci sono stati ben 47 mesi per portare a termine tali programmi, ritengo che non ci sia più alcuna ragione per estendere ulteriormente l’entrata in vigore del decreto” – ha dichiarato l’ex Ministro.

Anche noi siamo pienamente d’accordo con il professor Balduzzi.


Fonti:
http://www.corriere.it/salute/cardiologia/17_giugno_09/defibrillatori-impianti-sportivi-legge-balduzzi-c284c250-4cf2-11e7-a0c3-52aebd58a53d.shtml
http://www.conacuore.it/

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