Bambini di 10 anni imparano il soccorso cardiaco

L’arresto cardiaco colpisce individui di qualsiasi età e in condizioni di apparente buono stato di salute. Inoltre, purtroppo, la Morte Cardiaca Improvvisa (MCI) miete vittime anche tra i bambini.

La Morte Cardiaca Improvvisa (MCI) colpisce individui di qualsiasi età e, per definizione, in condizioni di apparente buono stato di salute. Di essi, il 7% ha meno di 30 anni e, purtroppo, miete vittime anche tra i più piccoli.

“I bambini vengono spesso considerati come vittime poco probabili di arresto cardiaco” – ha spiegato Leonardo Bolognese, Direttore del Reparto di Cardiologia dell’ospedale di Arezzo ed ESC Local Press Coordinator.

“La realtà, invece, è diversa: i dati ci dicono che il 3,5% dei deceduti per arresto cardiaco ha meno di 8 anni” – ha continuato.

“Le cause più frequenti sono traumi toracici o condizioni difficilmente diagnosticabili (come la sindrome del QT lungo e la cardiomiopatia ipertrofica) che possono interessare fino ad un bambino su 500” – ha poi concluso.

In caso di arresto cardiaco, per chi non lo sapesse, diventa di fondamentale importanza instaurare un trattamento adeguato entro 3-5 minuti: se non viene tempestivamente ripristinato un ritmo cardiaco nella norma, alla cessazione della circolazione sanguigna consegue inevitabilmente, nella migliore delle ipotesi, un danno cerebrale.

Poiché, in media, il tempo di arrivo dei soccorsi è di 12-15 minuti, e considerando che parecchi istituti scolastici contano più di 2500 studenti, dotare ogni scuola di uno o più defibrillatori semiautomatici esterni, detti anche DAE, è l’unica maniera per assicurarsi che i bambini colpiti da questa patologia possano ricevere un trattamento adeguato in una finestra temporale utile a salvare loro la vita.

Per questo motivo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’European Resuscitation Council e l’American Heart Association sottolineano da tempo l’importanza dell’educazione alla Rianimazione Cardio-Polmonare (RCP) nelle scuole.

Allo stato attuale delle cose, però, a causa di mancanza di evidenza, la pratica delle suddette manovre di emergenza vengono insegnate a ragazzi che hanno già compiuto i 13 anni d’età.

“I ricercatori del Dipartimento di Medicina d’Urgenza dell’Ospedale Universitario di Vienna” – ha aggiunto Franco Romeo, Direttore del Reparto di Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma ed ESC Local Press Coordinator – “hanno esaminato per la prima volta l’impatto di fattori come l’età e il sesso sulla motivazione e l’interesse nelle procedure di rianimazione in un gruppo di ragazzini molto giovani”.

Difatti, sono stati ben 322 i piccoli volontari di età compresa tra gli 8 e 13 anni che sono stati inseriti in questo trial randomizzato e controllato in singolo cieco: tutti i bambini, suddivisi in piccoli gruppi, hanno ricevuto una spiegazione/dimostrazione sulle manovre da compiere in caso di emergenza (le cosiddette “manovre di primo soccorso”) durante la quale sono stati impiegati due manichini identici, ma con differenti resistenze toraciche. Il gruppo di controllo operava su un manichino su resistenza standard di 45 kg, mentre il gruppo di intervento operava su una resistenza base più bassa pari a 30 kg.

Dopo il training, a ciascun bambino è stato somministrato un questionario di sei domande con quattro possibili risposte cadauna al fine di valutare il divertimento e l’interesse per l’attività svolta, se il training era stato facile o meno, per comprendere come giudicavano la propria performance ed, infine, è stato chiesto loro se pensavano che avere competenze in materia di Rianimazione Cardio-Polmonare RCP) fosse per loro importante.

Tra i 322 bambini che hanno partecipato all’esperimento, l’età media era di 10 anni e il peso corporeo medio di 40 chilogrammi: il 98% nel gruppo di intervento e il 99% in quello di controllo hanno dichiarato di essersi divertiti nell’attività.

Inoltre, l’89% di loro ha dichiarato che sarebbe stato molto contento se in futuro avesse avuto la possibilità di approfondire ulteriormente l’argomento trattato; il 99% dei bambini è stato interessato o molto interessato all’attività trattata; il 96% di loro ha ritenuto di aver eseguito delle compressioni toraciche buone o molto buone; il 93% del gruppo di controllo ha dichiarato, inoltre, di aver portato a termine un buon intervento di primo soccorso.

Per concludere con le statistiche, l’80% dei ragazzi ha giudicato facile o molto facile effettuare le compressioni toraciche ritenendo che fosse molto importante sapere cosa fare per aiutare qualcuno in caso di emergenza.

I risultati hanno quindi mostrato che imparare le base del primo soccorso cardiaco può essere molto coinvolgente anche per i bambini.

Negli Stati Uniti d’America i corsi di primo soccorso sono in auge già dagli anni Settanta per il personale scolastico e, dall’anno 2000, anche per gli studenti stessi. Ciò ha permesso di salvare oltre il 75% delle persone, tra bambini, ragazzi e adulti, che sono stati colpiti da arresto cardiaco.

In Italia, invece, solo il 2% circa dei bambini colpiti da arresto cardio-circolatorio sui banchi scolastici viene sottratto alla Morte Cardiaca Improvvisa (MCI). Per questo motivo, un gruppo di volontari è riuscito a fare approvare una legge che inserisca negli istituti dei corsi di primo soccorso (BLS, Basic Life Support).

“Il fine è quello di ridurre drasticamente le morti per soffocamento da cibo e per arresto cardiaco, proprio come è successo a Seattle” – ha speigato Michele Gulizia, Direttore del reparto di Cardiologia dell’Ospedale Garibaldi di Catania ed ESC Local Press Coordinator.

“Nell’ultima riforma della scuola” – ha continuato – “è stata inserita una norma che obbliga gli istituti a insegnare anche ai bambini, dall’asilo fino ai ragazzi delle superiori, come intervenire in caso di emergenza”.


Fonte: http://www.pharmastar.it/?cat=19&id=22187

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